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Tesi al macero, che fanno le Universita’?

Un regolamento nazionale, unico per tutti, non esiste. Anche se un archivio centrale è presente in tutti gli Atenei

Redazione ANSA Milano

Anni di tesi universitarie, gettate nel secchione della spazzatura e destinate al riciclo. Le foto circolate ieri in rete, in cui si vedono bidoni della spazzatura colmi di tesi di laurea della Statale finemente rilegate, fanno discutere. E gli studenti si interrogano: che fine farà la mia tesi? Skuola.net lo ha scoperto per loro. Innanzitutto va subito chiarito che un regolamento nazionale, unico per tutti, non esiste. Anche se un archivio centrale è presente in tutti gli Atenei, compresa la Statale finita sotto accusa.

IL CASO - Nelle foto incriminate si vede distintamente una serie di cestinid ella spazzatura, destinati alla crta, colmi di tesi su cui si legge “Università degli studi di Milano - Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali - corso di laurea in Scienze dell'informazione". Con tanto di nome e cognome del Laureato. Si tratta di tesi datate, risalenti agli anni 1983-1995. Vecchie quindi di 20-30 anni. Gli anni passano e gli studenti di allora, oggi, sono ben lontani dall’Ateneo. Ma per tutti i laureati la tesi resta un pilastro importante della crescita e vedere ora la propria tesi destinata al riciclo della carta non fa certo piacere.

LA STATALE - In merito alla questione, come riporta Corriere.it, la Statale ha risposto che "l'Ateneo conserva indefinitamente copia di ogni tesi, di ogni grado e livello di studio, nel proprio Archivio tesi, garantendone peraltro la pubblica consultazione se autorizzata dall'autore. Lo smaltimento delle copie cartacee in dotazione ai singoli docenti, relatori o correlatori, spetta a loro che ne dispongono liberamente, anche valutando le non secondarie esigenze di razionalizzazione degli spazi a disposizione". Alla Statale quindi le tesi vengono conservate in un archivio, peraltro consultabile, ma quelle destinate ai docenti vengono conservate come il prof meglio crede. E soprattutto per il tempo che ritiene opportuno. Ogni singola facoltà, quindi, decide autonomamente come e per quanto tempo conservare le proprie tesi.

SAPIENZA -  All’Università La Sapienza di Roma, ad esempio, gli elaborati vengono tutti conservati in un archivio. Dagli anni 30 ad oggi, da quando cioè la sede è quella attuale. Ogni singola tesi va a far parte del fascicolo dello studente, in cui è presente tutto lo storico del ragazzo. Dal 2000 ad oggi, l’Ateneo capitolino più grande d’Italia, chiede agli studenti e conserva solo il formato digitale, prima si trattava di un floppy e poi di un cd.

TOR VERGATA - Anche l’Ateneo di Tor Vergata ha optato per la conservazione della tesi in formato digitale a partire dal 2002 con la facoltà di lettere. Da quel momento la rivoluzione su floppy-cd ha raggiunto tutto l’Ateneo. Quindi il problema, si pone solo per le tesi antecedenti al 2002, a partire dalla data di inaugurazione dell’Università, nel 1983. Le tesi cartacee sono tutte conservate per le facoltà di lettere ingegneria, giurisprudenza e scienze. Qualche mancanza potrebbe essere registrata nelle facoltà di medicina e di economia che, autonomamente, hanno smaltito parti della raccolta.

PERUGIA - Procedimento simile anche all’Università di Perugia in cui esiste un archivio dell’area didattica, unico per tutte le facoltà, in cui lo studente riceve la garanzia della conservazione della tesi. Da un anno anche l’Ateneo umbro richiede il formato digitale, su cd. Evidentemente la conservazione di tanta carta crea non pochi problemi di spazio, risolvibili con un archivio digitale. Oltre all’inutile spreco, ovviamente.

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