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Con lo Ius scholae si darebbe la cittadinanza a 48mila bambini della primaria

Con lo Ius scholae si darebbe la cittadinanza a 48mila bambini della primaria

Lo studio della Svimez: 'Il 70% è nato in Italia, uno su 4 risiede in Lombardia'. Segre: 'Io favorevole, da piccola venni esclusa da scuola'

ROMA, 09 settembre 2024, 19:25

Redazione ANSA

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Alcuni bambini figli di immigrati, nel loro primo giorno di scuola - RIPRODUZIONE RISERVATA

Alcuni bambini figli di immigrati, nel loro primo giorno di scuola - RIPRODUZIONE RISERVATA

   Dei 315.906 minori stranieri che frequentano la scuola primaria, "4 su 5 provengono da un Paese extra Ue e circa il 70% è nato in Italia" e con lo Ius Scholae "48mila bambini potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana". E' quanto emerge da uno studio della Svimez, l'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, su dati del ministero dell'Istruzione e del Merito e Istat.

 

Video Da Ius Soli a Ius Scholae: come puo' cambiare la legge

 

   "La maggiore concentrazione si trova nelle aree del Nord Italia - si legge nell'analisi pubblicata su Informazioni Svimez - più attrattive in termini di opportunità occupazionali e retributive per i genitori ma anche di accessibilità e qualità dei diritti essenziali per le famiglie. L'incidenza di stranieri sugli alunni della scuola primaria varia dal massimo del 23,2% dell'Emilia-Romagna al minimo del 3,2% della Sardegna. Tra le prime due regioni per numero assoluto di alunni della primaria, Lombardia e Campania, la differenza è di circa 17 punti percentuali: 22% contro il 4,5%".

    In base a quanto emerge dallo studio, "al Nord la presenza di bambini stranieri si concentra nelle città metropolitane e nelle aree a maggiore densità produttiva". Mentre, "in tutto il Mezzogiorno il dato cala in media a 5 bambini stranieri su 100 alunni, fanno eccezione alcuni comuni dell'entroterra calabrese e della provincia siciliana di Ragusa".

    Inoltre, la Svimez stima che con lo Ius Scholae "nel 2024 sono circa 48mila i bambini della scuola elementare che potrebbero acquisire il diritto alla cittadinanza italiana: oltre 1 su 4 risiede in Lombardia, il 12,8% in Emilia-Romagna, l'11,6% in Veneto e solo il 12,5% in tutto il Sud (dove è presente il 35,3% degli alunni della primaria)".

    Per il direttore generale della Svimez, Luca Bianchi: "lo Ius Scholae rappresenta un atto necessario di uguaglianza sociale nei confronti di bambini e ragazzi ai quali non è riconosciuto lo status giuridico di cittadini italiani pur condividendone cultura, educazione e appartenenza. La riforma è anche un'opportunità concreta per costruire una società più inclusiva e coesa, che investe sull'accoglienza per il futuro del Paese".

Ius scholae, Segre: "Io favorevole, da bambina venni esclusa da scuola'

"Tengo molto allo ius scholae proprio perché io sono stata esclusa. Ho piacere che (i bambini, ndr) siano inclusi". L'ha detto la senatrice a vita Liliana Segre parlando della proposta di riforma della cittadinanza, nell'anticipazione dell'intervista data a Marco Damilano che andrà in onda stasera alle 20.40 su Rai3 nel programma "Il cavallo e la torre".
Segre ha ribadito: "Sono molto favorevole a dare la cittadinanza tramite la scuola perché la scuola è molto importante", aggiungendo che "settembre già per me è un mese sempre importante, sia perché c'è il mio compleanno (domani compirà 94 anni, ndr) e nel 1938 compivo otto anni, ero una bambina serena che andava a scuola in via Ruffini a Milano". E ha continuato: "Mi ricordo quel momento così lontano, come fosse oggi. Quei visi di mio papà e dei miei nonni che con grande tristezza cercavano di spiegare a questa bambina stupida com'ero io, sciocca, semplice, che per delle leggi, che erano poi le leggi razziste, le leggi razziali ai bambini ebrei la scuola pubblica era proibita".
Infine sul fascismo, la senatrice a vita ha detto: "Penso che il fascismo non sia mai morto e che molti l'abbiano sempre molto rimpianto perché dava questo senso dell'importanza dell'italianità", sottolineando come certe "simpatie non si sono mai spente" e che "conosco persone che non si limitano più a dire quando si stava peggio si stava meglio. Quei detti sciocchi, quelle frasi fatte che ho sempre odiato, ritornano". 

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