"Siamo ormai alle porte di Gaza City". Dopo cinque giorni di combattimenti, il comandante della divisione impegnata nella Striscia, generale Yitzhak Cohen, incontra le truppe sul terreno ed esprime soddisfazione per la manovra a tenaglia con cui l'esercito israeliano sta chiudendo tutte le vie di accesso alla città, avanzando e aggredendola su tre lati. "Siamo entrati in profondità, abbiamo smantellato molte infrastrutture di Hamas". In serata, alla televisione, gli fa eco il ministro della difesa Yoav Gallant: "Procediamo secondo i nostri piani. Hamas ha subito colpi pesanti". Secondo Gallant, l'esercito "ha colpito migliaia di obiettivi, ha ucciso migliaia di terroristi. Ora tutti vedono che Gaza é la capitale del terrorismo e della malavita". Per Israele si tratta di una "guerra obbligata", imposta dall'attacco del 7 ottobre, e dunque ha fatto confluire nella Striscia migliaia di soldati. "Questa - ha detto Cohen alle truppe - e' una guerra per l'esistenza di Israele".
Quella che giorni fa era cominciata come una incursione prudente nell'apice nord della Striscia, e' andata via via espandendosi, procedendo su almeno tre linee direttive. "Siamo arrivati alla 'klipa' di Gaza", ha detto il portavoce militare, Daniel Hagari. Ossia al 'guscio dell'uovo'. Senza fornire altri elementi, per non elargire informazioni al nemico. Finora Israele ha avuto a Gaza 16 perdite. Secondo informazioni raccolte sul terreno - e prive di una conferma ufficiale - le forze di terra israeliane sono avanzate all'inizio da Beit Lahya (nel nord della Striscia), hanno attraversato il rione Karameh e sono state viste entrare nella via Nasser. Un'arteria importante da cui si raggiunge l'ospedale Shifa: quello sotto al quale, secondo l'esercito, si trova di fatto il comando militare di Hamas.
Un'altra linea di avanzata era stata notata nel rione Sajaya, nel settore centrale di Gaza. I militari, secondo fonti locali, hanno superato la Sallah-a-Din street (l'arteria che attraversa la Striscia in tutta la sua lunghezza) e hanno puntato verso l'Ospedale Turco, procedendo in perpendicolare verso il mare, a sud di Gaza City. La via Rashid che costeggia il mare e', secondo fonti locali, ancora a disposizione degli abitanti di Gaza. In seguito Israele ha avanzato, sempre dal nord della Striscia, anche verso Beit Hanun e da lì ha raggiunto il campo profughi di Jabalia dove ieri - secondo l'esercito - é stata distrutta una postazione fortificata di Hamas. "Hamas ha avuto là decine di perdite", secondo il portavoce militare.
La tecnica dell'esercito - ha spiegato la radio militare - é di ricercare un contatto ravvicinato con le truppe di Hamas "per costringerle a venire allo scoperto, dove sono poi eliminate da terra o dal cielo". I carristi, ha aggiunto, sono in dialogo costante con piloti che li proteggono. "Si segnalano l'un l'altro l'obiettivo, e lo colpiscono in meno di un minuto. In gergo si chiama 'la chiusura del cerchio'. "Israele - ha aggiornato la radio pubblica Kan - preme Gaza City su tre lati terrestri: nord, centro e sud''. Nel tragitto percorso negli ultimi giorni sono stati distrutti, secondo i media, bunker, tunnel, cellule di lanciatori di razzi anticarro e postazioni di attacco di Hamas. Adesso, come afferma il generale Cohen, Israele e' appostato alle porte di Gaza. Di fronte ha le linee difensive approntate per anni da Hamas attorno alla città e nelle viscere della terra (la 'Gaza sotterranea'), dopo di che i soldati si troveranno al cospetto degli edifici del potere di Hamas. L'esercito é arrivato così al momento più critico e Gallant ne ha già parlato a lungo con il segretario alla difesa Usa Lloyd Austin: quello dell'ingresso in un'area fittamente popolata, infestata di miliziani. "E come mi ha detto Austin - ha ricordato - Hamas si è mostrato molto peggio dell'Isis".
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