L'intensa e prolungata pioggia di razzi sparati dal Libano contro la Galilea israeliana dagli Hezbollah libanesi filo-iraniani e dai loro alleati locali ha fatto eco ai nuovi avvertimenti lanciati agli Stati Uniti dal presidente iraniano Ebrahim Raisi, secondo cui i "crimini del regime sionista hanno oltrepassato la linea rossa".
La giornata, culminata con un'escalation senza precedenti di scambi di fuoco tra Hezbollah e Israele lungo la linea di demarcazione tra i due Paesi, era cominciata col lancio da parte di Israele di bombe vicino alla base Onu di Naqura, che ospita il quartier generale del contingente Unifil, di cui fanno parte un migliaio di italiani. Non si sono registrate vittime ma ieri sera un casco blu nepalese dell'Onu è rimasto ferito da schegge di proiettili provenienti da Israele.
In questo contesto, il presidente iraniano Raisi ha ribadito che i ripetuti attacchi israeliani sui civili della Striscia di Gaza potrebbero "costringere tutti ad agire", in riferimento alle forze armate che compongono il cosiddetto Asse della resistenza anti-israeliana guidato dall'Iran: Hezbollah, Hamas e Jihad islamica. A questi tre attori si è aggiunta anche la Jamaa Islamiya libanese, formazione storica del sunnismo transnazionale e libanese che ha oggi partecipato al raduno di centinaia di persone nel centro di Beirut organizzato da Hamas e sostenuto dagli Hezbollah.
"Siamo un unico popolo, siamo un unico fronte", ha detto alla folla riunita a Piazza dei Martiri, nel centro della capitale libanese, Abu Abed Mashhur, uno dei leader di Hamas in Libano.
"Gli Stati Uniti hanno inviato messaggi all'Asse della Resistenza ma hanno ricevuto una risposta chiara sul campo di battaglia", aveva aggiunto poche ore prima Raisi.
A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato però il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, secondo cui la Repubblica islamica "non vuole che la guerra si propaghi". Ma i segnali dal terreno non sono incoraggianti. Il rappresentante di Hamas in Libano, Osama Hamdan, si è recato a Baghdad, in Iraq, un altro snodo dell'asse filo-iraniano, e ha incontrato i leader delle milizie sciite jihadiste sostenute da Teheran.
Mentre a Beirut la folla filo-Hamas e filo-Hezbollah inneggiava alla resistenza armata contro Israele, mostrando sulle spalle di alcuni ragazzini dei finti razzi con su scritto 'Brigate Qassam', i media del Partito di Dio diffondevano un brevissimo video in cui il leader sciita, Hassan Nasrallah, passeggia di fronte al logo del movimento islamico libanese. Un segnale, secondo alcuni, che il capo di Hezbollah si appresta ad annunciare l'avvio di una possibile nuova fase della guerra lungo il sempre più caldo fronte col nord di Israele.
Gli Hezbollah e i suoi alleati locali intanto hanno intensificato in serata i lanci di razzi contro città israeliane dell'Alta Galilea (Israele ne ha contati almeno 9 in poco più di un'ora), riuscendo a portare la loro minaccia ben oltre la fascia di sicurezza creata dall'Idf nei primi giorni di guerra.
La Jamaa Islamiya ha rivendicato i lanci su Kiryat Shmona, mentre Hezbollah ha annunciato di aver sparato, per la prima volta dal 7 ottobre, su Safed, Naharia e Haifa.
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