Giuseppe Sala è il nuovo sindaco di Milano con 264.481 preferenze pari al 51,70%. Questo il dato finale dello scrutinio fornito dal Viminale al termine del conteggio dei voti nelle 1248 sezioni. Lo sfidante Stefano Parisi ha preso 247.052 voti pari al 48,3%.
La gioia di Sala - "Mi ha appena chiamato Parisi per congratularsi - ha spiegato Sala -, ho fatto i complimenti anche lui, ha fatto un grande risultato. C'è molta gioia e senso di responsabilità, adesso dobbiamo riprendere il nostro programma e cercare di fare in modo che Milano possa avere tutto quello che abbiamo promesso".
E' stata del 51,8% l'affluenza alle urne rilevata a Milano, dove è terminato il voto di ballottaggio per l'elezione del sindaco tra Giuseppe Sala (centrosinistra) e Stefano Parini (centrodestra). Al primo turno l'affluenza era stata del 54,65%.
IL PROFILO DEL NUOVO SINDACO DI MILANO
Sala 'el milanes' da Expo a Palazzo Marino. Una vita nella stessa città per il manager che risolve problemi
Un milanese al 100%, che nel capoluogo lombardo ha sempre vissuto, studiato e lavorato, che ama la cotoletta e tifa Inter e che durante l'ultimo incontro con Matteo Renzi ha ribadito che 'Milan l'è un gran Milan'. Giuseppe Sala detto Beppe ha vinto una sfida probabilmente più difficile del previsto puntando molto anche su questo: "Conosco la città 8 volte meglio di Parisi", ha detto e i milanesi gli hanno creduto. Senso civico e senso pratico, Sala è stato il candidato della "sinistra del fare" che tanto piace al presidente del Consiglio.
"Mi chiamo Beppe, risolvo problemi", lo slogan scelto da un manager né liberale né socialdemocratico che ha perso parte dell'elettorato di sinistra, ma è riuscito comunque a farsi appoggiare da una coalizione non troppo diversa da quella che aveva sostenuto Giuliano Pisapia nel 2011. Ha coinvolto subito Sel, si è apparentato con i Radicali dopo il primo turno e, pochi giorni prima del ballottaggio, ha avuto il voto anche di Basilio Rizzo, il suo primo avversario a sinistra. Ma soprattutto ha vinto perché ha convinto più di Parisi l'elettorato moderato, che da sempre a Milano rappresenta la maggioranza di voti e quindi la base per vincere. D'altronde fa parte e da sempre lavora con la borghesia imprenditoriale milanese: dalla Bocconi alla Pirelli, da Telecom al Comune fino a Expo per finire di nuovo a Palazzo Marino, 58 anni appena compiuti trascorsi tra aziende private e ruoli pubblici nella sua città. Dopo la laurea con il massimo dei voti nel 1983, è entrato in Pirelli conoscendo quello che diventerà il suo maestro e modello di manager: Leopoldo Pirelli. Per 19 anni è rimasto nella stessa azienda occupando ruoli diversi e sempre più importanti nel settore pneumatici fino a diventare nel 1998 amministratore delegato e nel 2001 senior vice president operations. Marco Tronchetti Provera, altro personaggio fondamentale per la sua carriera, lo ha portato nel 2002 in Telecom, dandogli subito il pesante incarico di Chief Financial Officer di Tim e poi di direttore generale Telecom Italia Wireline. Si è dimesso nel 2006 e per circa due anni ha lavorato nella multinazionale giapponese Nomura.
Poi il passaggio dal privato al pubblico: nel 2009 il sindaco di Milano Letizia Moratti lo ha nominato direttore generale del Comune ed è stato questo suo passato da 'manager del centrodestra' il primo problema di Beppe Sala candidato del centrosinistra. E' sempre Letizia Moratti che un anno dopo gli ha affidato le chiavi di Expo con il ruolo di amministratore delegato che Giuliano Pisapia ha confermato e l'allora presidente del Consiglio Enrico Letta ha potenziato, con la nomina a commissario unico delegato del governo per l'Esposizione universale. Le polemiche sul successo e soprattutto sui conti dell'evento sono state un'altra costante da quando, a fine 2015, ha deciso di candidarsi e hanno caratterizzato anche la campagna per le primarie, chiusa sul palco con una maglietta del Che prima di vincere con il 42%. Convincere il popolo della sinistra sembrava lo scoglio più difficile e invece arrivare a Palazzo Marino è stato ben più complicato. Ma alla fine ha vinto lui. E ora dovrà rimandare ancora il viaggio in Patagonia che voleva fare alla fine di Expo.