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Legge elettorale per le Europee rinviata alla Consulta

Dal Tribunale di Venezia, per la soglia di sbarramento del 4%

Come il Porcellum, anche la legge che regola le elezioni per le europee finirà di fronte alla Corte Costituzionale. Il tribunale di Venezia, accogliendo un ricorso promosso da uno degli avvocati che già impugnò il Porcellum, Felice Besostri, ha inviato gli atti alla Consulta: il dubbio sollevato è che la soglia di sbarramento, fissata al 4%, sia incostituzionale. Ma come motiva la questione l'ordinanza firmata dal giudice Maurizio Gionfrida? Sostenendo che per le europee "non appare sostenuta da alcuna motivazione razionale" una soglia d'ingresso per essere eletti, dal momento che l'Europarlamento non ha il compito di eleggere o dare la fiducia ad alcun governo dell'Unione e non è quindi un ago della bilancia della stabilità del sistema.

In discussione quindi, non è l'entità della quota, ma lo sbarramento in quanto tale. Il presidente del Tribunale di Venezia, Arturo Toppan, ha voluto subito chiarire un punto: il ricorso, che presentava una valenza tale da essere ammissibile per i dubbi sollevati, non intacca l'attuale tornata elettorale. Il voto del 25 maggio per le europee, insomma, non è assolutamente travolto da quest'azione. E del resto, neppure una decisione della Corte Costituzionale favorevole ai ricorrenti, che in ogni caso arriverà fra qualche mese, avrà effetti su un'elezione conclusa, perché le sentenze della Consulta non sono retroattiva. Con un'eccezione: le questioni non definite. E questioni non definite saranno gli eventuali e assai probabili ricorsi che, dopo la proclamazione degli eletti, potrebbero fare al Tar quanti sono restati fuori perché non hanno raggiunto la soglia. C'è quindi un innegabile dato politico che scaturisce da tutta la vicenda: una sorta di delegittimazione preventiva sull'esito del voto che dà voce alle formazioni più piccole. Un effetto amplificato dal fatto che tutto avviene a ridosso del voto per le europee fissato per il 25 maggio. Le reazioni infatti non mancano.

"Il governo valuti un provvedimento d'urgenza per 'mettere in sicurezza' una legge che rischia di essere dichiarata incostituzionale", afferma Gianluca Susta, di Scelta civica, capolista di Scelta europea nella circoscrizione Nord Ovest. "La soglia di sbarramento decisa da Pd e PdL è una volgarità nei confronti della rappresentanza democratica", sottolinea il leader di Sel Nichi Vendola. Per Angelo Bonelli dei Verdi, "si apre un varco alla democrazia". "Ottima notizia", gli fa eco Paolo Ferrero del Prc. "Per la Costituzione tutti i voti devono avere lo stesso peso. Quindi: nessuno scandalo", osserva Antonio De Poli dell'Udc. Soddisfatto anche il leader dell'Italia dei Valori, Antonio di Pietro. Tra i costituzionalisti c'è chi manifesta in realtà molti dubbi sulla reale illegittimità della soglia. Francesco Clementi ritiene "assai opinabile" questo punto. E sottolinea che "dopo il trattato di Lisbona il Parlamento Ue ha assunto un ruolo sempre più decisivo nel governo dell'Europa e politicamente più rilevante". Gianluigi Pellegrino si focalizza su un altro aspetto: "La futura decisione della Consulta non impatta sull'Italicum: il Tribunale definisce irragionevoli le soglie per il Parlamento Ue che non è chiamato a dare la fiducia, ma le giustifica per le politiche, da cui esce il Parlamento nazionale che è determinante per la stabilità del sistema".

Per Stefano Ceccanti "lo sbarramento al 4% è perfettamente costituzionale: difficile che la Consulta possa negare la ragionevolezza". Su tutto aleggia un precedente: quello della Corte Costituzionale tedesca che il 26 febbraio scorso ha dichiarato incostituzionale lo sbarramento al 3% previsto nella legge tedesca proprio perché non legato a un principio di governabilità del paese.

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