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L'8 marzo ha il volto delle donne ucraine

In prima fila per salvare i propri figli, il Paese, quel che resta della loro vita

Redazione ANSA

Doveva essere un 8 marzo incentrato sulla rivendicazione delle pari opportunità soprattutto nel mondo del lavoro e nella speranza di nuove prospettive e risorse previste dal Pnrr.

Un 8 marzo per dire basta alla violenza maschile contro le donne e per chiedere la veloce approvazione del disegno di legge, presentato da tutte le ministre del Governo, per rafforzare gli strumenti di prevenzione e di protezione delle donne.

Negli anni del covid, con lockdown, restrizioni, smart working, le donne hanno visto acuire il gender gap. Ma dopo la pandemia è arrivata la guerra e il suo carico di dolore.

 

Una donna ucraina in Romania
Sarà dunque una Giornata internazionale delle donne in cui verrà chiesto soprattutto lo stop al conflitto e sarà dedicata alle 'sorelle ucraine", in particolare quelle che si mettono in cammino da sole o con i propri figli per raggiungere i confini sfidando bombe e spesso violenze, anche sessuali.
Donne alle quali, come ha detto la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, dobbiamo garantire un'accoglienza che "sia svolta nella piena sicurezza perché non ci sia alcuna forma di violenza nei loro confronti". 
Una donna ucraina in Romania

 La guerra in Ucraina però non cancella la situazione difficile per le lavoratrici italiane.

 

 Ascolta "Italia e le donne, non è un paese per lavoratrici (di Claudia Torrisi)" su Spreaker.

 

Come accertato dall'Inps le pensioni per le donne sono più basse del 27% conseguenza delle disuguaglianze salariali. E in 13 anni, dal 2008 al 2021, il tasso di occupazione femminile è cresciuto soltanto di 2,6 punti percentuali, come sancito dalla fondazione Di Vittorio della Cgil. Sarà in ogni caso un 8 marzo di denuncia e mobilitazioni in trenta città, ci sarà uno sciopero e una grande manifestazione a Roma organizzati, come ogni anno, dal movimento "femminista e transfemminista" italiano Non Una di Meno.

Il corteo attraverserà nel pomeriggio il centro della Capitale, da piazza della Repubblica fino ad arrivare in prossimità di piazza Venezia, per denunciare il lavoro sempre più precario, le tante donne che lo hanno perso, ma in primis "per fermare la guerra in Ucraina ma anche l'invio di armi dall'Italia e dai paesi europei" per denunciare che "le pesanti sanzioni volute dalla Nato e approvate dall'Ue colpiranno la popolazione ed avranno conseguenze anche in Europa", per esprimere solidarietà alle tante ucraine che lavorano in Italia. E anche per reclamare "giustizia sociale sociale e climatica, ridistribuzione della ricchezza, autodeterminazione e libertà di movimento per chi fugge dalla guerra, dalla fame, dalle catastrofi ambientali e da violenze".

Altro appuntamento tradizionale è quello che si svolgerà al Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale sul tema "Giovani donne che progettano il futuro". Durante la cerimonia, trasmessa in diretta su Rai 1, ci sarà la testimonianza di Oksana Lyniv, direttrice d'orchestra ucraina del Teatro comunale di Bologna e di giovani donne impegnate in diversi campi dell'economia e del sociale. L'incontro si concluderà con il discorso del presidente Mattarella.

Punta su un convegno, invece, la commissione d'inchiesta sul Femminicidio dal titolo: "Il lavoro delle donne, libertà dalla violenza e strategia di sviluppo del Paese". Saranno centinaia in tutta Italia, e non solo, gli appuntamenti e le iniziative promosse per le donne: dalla Caritas Internazionale, alle Università, dai Comuni alle associazioni. Una giornata internazionale delle donne che si concluderà con la cantautrice poli strumentista Chiara Civello sul palco dell'Auditorium Parco Della Musica di Roma con il progetto "Chansons: Chiara Civello Sings International French Standards" e le sue canzoni più rappresentative. I biglietti dello spettacolo, a prezzo ridotto, serviranno per dare la possibilità di fare una donazione all'Unhcr Italia a sostegno di tutte le donne costrette a fuggire per guerre e violenze, soprattutto dall'Ucraina e dall'Afghanistan.

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