“Le Cosmicomiche hanno dietro di sé soprattutto Leopardi, i comics di Popeye, Samuel Beckett, Giordano Bruno, Lewis Carroll, la pittura di Matta e in certi casi Landolfi, Immanuel Kant, Borges, le incisioni di Grandeville”.
È tutta in questa frase la rivoluzione di Italo Calvino, che da grande appassionato e studioso di materie scientifiche non ha mai considerato la scienza come un argomento granitico e selettivo destinato alla comprensione di pochi ma piuttosto come parte integrante della nostra cultura, “non estranea dalla poesia” e per questo da divulgare, semplificare, alleggerire per farla arrivare a tutti. Un obiettivo che il grande scrittore ligure ha centrato in pieno se quasi trent’anni dopo la sua morte, nel 2014, Samantha Cristoforetti per la sua prima missione nello spazio ha deciso di portarsi in orbita Palomar, mentre il fisico Guido Tonelli, fra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs, continua ad ispirarsi a Calvino per rendere la scienza comprensibile a tutti. E ancora, il rettore della Luiss Andrea Prencipe, assieme al giornalista Massimo Sideri, ha scritto un libro intitolato ‘L’innovatore rampante’, per dimostrare come le Lezioni Americane contengano un metodo utilizzato anche da chi si occupa di innovazione mentre gli artisti di NuvolaProject espongono a Palazzo Merulana, nell'ambito della mostra 'Tecnologie Urbane' ispirata a Le Città invisibili, un’installazione che unisce scienza, tecnologia e poesia.
100 di questi Calvino, lo speciale Ansa che ogni mese, fino ad ottobre quando avrebbe compiuto 100 anni, racconta come il grande scrittore sia ancora oggi fonte di ispirazione in molti campi, questa volta è dedicato al rapporto tra Calvino e la scienza.
Calvino per spiegare la scienza
Tonelli, dopo la lettura in gioventù de Il sentiero dei nidi di ragno, ha scoperto il Calvino 'scientifico' quando lavorava già al Cern come ricercatore. “È il momento delle Cosmicomiche, Ti con zero, la signora Phinko e le tagliatelle: scoprire cioè che le cose di cui mi occupavo potevano essere raccontate a un pubblico in generale con questo tono colloquiale discorsivo leggero, accoppiava la bellezza, il rigore con la leggerezza”. La possibilità dunque di poter parlare a tutti di scienza. “Alla fine - ha spiegato all’ANSA - credo di aver capito veramente Calvino pochi anni fa quando io stesso ho cominciato a pubblicare dei libri e a spiegare quello che facciamo, a divulgare la scienza, raccontare la bellezza delle idee e dei concetti che sviluppiamo. Mi sono misurato con le difficoltà che Calvino ha affrontato e superato con grande maestria e ho capito che lui per primo intuì che è fondamentale ancora oggi raccontare la scienza e i suoi concetti, per il ruolo che la scienza moderna gioca in tutte le società. In questo Calvino è stato un antesignano la cui validità rimane ancora oggi”.
Il segno che ha lasciato il grande scrittore ligure è tale che per la sua prima missione nello spazio AstroSamantha ha deciso di portarlo con sé. “Amo Calvino, è un autore che ho sempre sentito molto vicino – ha spiegato Cristoforetti - e Palomar è un libro che avevo riletto recentemente proprio prima di quella missione spaziale. Mi piaceva molto per questa capacità di descrivere e trovare interessanti i dettagli della realtà e quindi in qualche modo era un auspicio di poter vivere la mia missione con quella capacità di osservazione, di trovare ricchezza e cose interessanti nei piccoli dettagli del quotidiano nello spazio”. Una scelta, ha detto ridendo, dettata anche da una ragione molto pratica: “Banalmente devo dire che l’ho portato anche perché avevo una edizione molto piccola, tascabile, che si prestava ad un volo nello spazio".
Dalle Lezioni americane all'innovazione
Calvino leggeva moltissimo di scienza, sua è una nota recensione a La nuova alleanza del premio Nobel per la chimica del 1977 Ilya Prigogine, scritto insieme a Isabelle Stengers.
“La Nuova Alleanza - scrive - è un libro di storia della scienza e insieme di scienza nel suo farsi (..) ma è anche una mediazione appassionata sull’uomo e l’universo, che rifiutando la separazione tra le “due culture” , intesse fittamente in uno stesso discorso le vie aperte dagli scienziati e le domande dei filosofi; non solo, ma non considera estranee o lontane le vie battute dalla poesia”.
Una visione della scienza che Calvino sposa in pieno e unisce, appunto, alla necessità di divulgare le materie scientifiche. Che entrano anche nelle Lezioni Americane, fonte di ispirazione anche dal punto di vista dell’innovazione.
“Con Massimo Sideri - ha spiegato Prencipe - abbiamo scritto L’innovatore rampante che trae in realtà ispirazione dalla bellezza e dai concetti che Calvino ci regala nelle Lezioni americane scritte per proiettare i lettori nella letteratura del futuro millennio, ovvero di questo millennio, ma Calvino è andato oltre perché ha ispirato due studiosi di innovazione”. E l’innovazione, secondo Prencipe, “è leggerezza e pesantezza, è rapidità e lentezza, visibilità e invisibilità, questa continua contrapposizione di concetti è il nostro 'metodo Calvino' che ci permette di meglio scrutare il fenomeno dell’innovazione. Per essere innovativi è necessario essere sperimentatori”. Un esempio per tutti, lo smartphone e la molteplicità: “L’innovazione - ha assicurato - ha sempre bisogno di molteplici conoscenze, basti pensare a quante tecnologie sono necessarie per progettare uno smartphone ma soltanto attraverso la loro integrazione può diventare l’oggetto unico che utilizziamo”.
Calvino, le nuvole, i transistor e la poesia
Calvino leggeva moltissimo di scienza e informatica ed è stato grande sperimentatore. Del resto basta leggere cosa scriveva nel 1967 nel saggio Cibernetica e Fantasmi per rendersene conto.
Al posto di quella nuvola cangiante che portavamo nella testa fino a ieri e del cui addensarsi o disperdersi cercavamo di renderci conto descrivendo impalpabili stati psicologici, umbratili paesaggi dell’anima, - al posto di tutto questo oggi sentiamo il velocissimo passaggio di segnali sugli intricati circuiti che collegano i relé, i diodi, i transistor di cui la nostra calotta cranica è stipata.
Una definizione perfetta per l’installazione degli artisti di NuvolaProject che a Palazzo Merulana a Roma, nell'ambito della mostra 'Tecnologie Urbane' dedicata a Le Città Invisibili a cura di Serenella Di Marco e Luca Ceresoli, hanno esposto una nuvola gigante che in realtà è “un rilevatore di fenomeni, intercetta le discussioni che avvengono sui social e ne estrae delle informazioni che vengono poi mostrate su uno schermo”, spiegano Gaia Riposati e Massimo Di Leo. Accanto alla 'Nuvola' un’altra installazione chiamata ‘Brain storming’, ripropone una “conversazione ipotetica tra due intelligenze artificiali rappresentate con delle nuvole che vagamente ricordano la forma del cervello umano. Ci si può inserire in questa conversazione con un messaggio che verrà poi elaborato in modo da ricevere una risposta. Alla fine di ogni discussione su diversi argomenti, in particolare sulla sostenibilità, le nuvole scrivono un breve componimento poetico, una sintesi per rimettere in circolo attraverso l’arte gli argomenti su cui gli esseri umani dovrebbero concentrarsi”.
Un’installazione che unisce scienza, tecnologia, innovazione e “le vie battute dalla poesia”, avrebbe detto Calvino.
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