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GB- Virus e Brexit no deal, il business teme un doppio 'incendio'

11 giugno

Redazione ANSA LONDRA

Lo shock di un'ipotetica Brexit senza accordo commerciale con l'Ue, dopo lo tsunami provocato dalla pandemia, rischia di risultare fatale a molte aziende britanniche. Il grido d'allarme giunge da dame Carolyn Fairbairn, direttore generale a fine mandato della Confindustria del Regno Unito (Cbi), che paragona lo scenario contemporaneo di un 'no deal' con Bruxelles e di una recessione legata ai contraccolpi del coronavirus (inevitabile quest'anno nel Paese come nel resto del mondo, e con stime particolarmente negative) all'immagine di un disastro: "l'incendio della stalla", mentre la casa già brucia, secondo la metafora che dice esserle stata suggerita da un imprenditore.
    Uno scenario concreto alla luce dello stallo registrato fin qui nei negoziati sulle relazioni future in corso tra Londra e l'Unione Europea. Le prime 4 tornate non hanno prodotto progressi significativi, soprattutto su alcuni dei temi più delicati: come pesca e regolamentazioni. Ciononostante Downing Street - pur ribadendo di auspicare e attendersi alla fine un'intesa col club dei 27 - ha ribadito che non accetterà di allungare il periodo di transizione, in scadenza il 31 dicembre.
    "La capacità di reazione delle aziende britanniche è già assolutamente a terra - ha avvertito dame Carolyn alla Bbc, a margine del suo canto del cigno di fronte all'assemblea della Cbi, prima di passare le consegne a novembre a Tom Danker, ex manager dell'industria editoriale considerato più vicino al governo Tory -. Ogni penny possibile è stato risparmiato (per l'emergenza coronavirus), le aziende con cui ho parlato non hanno avuto un solo istante negli ultimi mesi per prepararsi all'eventualità di una Brexit senz'accordo".
    La pandemia sta sottraendo risorse alle imprese, non è tempo di azzardi, è il suo messaggio: "Come mi ha detto un socio, solo perché la casa è in fiamme non significa sia giusto appiccare un incendio anche alla stalla". Monito di cui occorre "tener conto nei negoziati con l'Ue". Quanto meno poiché in questa fase governo e business "hanno bisogno l'uno dell'altro" come non mai. 
   

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