I contagi aumentano, le maglie della quarantena si allargano: la Russia è un caso unico al mondo.
Mosca poi, non ne parliamo. La capitale - epicentro dell'epidemia, con la metà degli oltre 242mila casi confermati - non regge più la vita di clausura. L'indice d'isolamento di Yandex, compilato dal Google russo confrontando i dati di movimento degli smartphone con il livello pre-quarantena, ormai è poco sopra il "livello due", pericolosamente vicino al 'business as usual'. E l'arrivo della primavera, va detto, non aiuta.
Lunedì scorso, ultimo giorno delle ferie di maggio, la città inondata di sole, sulle sponde del fiume si poteva scorgere un via vai più che dignitoso; sui prati erbosi che lo costeggiano, nei pressi della stazione di Kievskaya, in pieno centro, molte coppie telo-munite stese a prendersi la tintarella; ragazzi (o anche non ragazzi) impegnati nello struscio, mano nella mano.
Non una folla, naturalmente. Ma segnali chiari di cedimento, questo sì. Con la riapertura ufficiale di cantieri e industrie, a partire da ieri, il sistema dei mezzi pubblici moscoviti ha rialzato la testa, soprattutto la metropolitana (gli autobus no, restano appannaggio di sparuti pionieri). Il punto è che, per molti moscoviti, la scelta inizia ad essere se morire di fame o rischiare di prendersi il virus.
Artur Magomedov, 34 anni, ha preso l'autobus per fare domanda di lavoro come autista dopo sei settimane di disoccupazione.
All'AFP ha raccontato che la sua famiglia non è affogata grazie all'aiuto dei suoi genitori e del piccolo salario della moglie, che lavora in un supermercato. "La salute è la cosa più importante, lo capisco, ma non vedo l'ora che questo trambusto del virus finisca". "È tremendo che i casi stiano aumentando ma la gente ha bisogno di vivere", gli fa eco Natalia Goronok, 48enne impiegata in banca. "Io sono sempre andata al lavoro, con la mascherina, e incrociando le dita non è successo niente...".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA