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GB - Dall'immunità di gregge al lockdown, le tappe del 'nuovo' BoJo

Tutte le storie del mese di aprile

Redazione ANSA LONDRA

Da colomba a falco del lockdown, da retroguardia ad avanguardia del rigore contro il coronavirus: è la parabola di Boris Johnson, 55enne primo ministro conservatore britannico, spinto dalla tragica forza dei numeri - e da una drammatica esperienza personale di contagio sfociata in tre notti col fiato sospeso in rianimazione - a farsi ora paladino della cautela. Eccone i passaggi chiave, nel giorno del suo ritorno sul podio della conferenza stampa di Downing Street.

3 marzo. In un mondo già segnato dall'epidemia, ma col Regno 2 settimane dietro Paesi come l'Italia e ancora senza morti registrati, Johnson giogioneggia: "Stringo la mano a tutti".

12 marzo. Sette giorni dopo il primo morto censito, Boris ammette che l'epidemia di Covid-19 è senza precedenti, "la peggiore crisi da una generazione" e aggiunge: "Voglio essere onesto col popolo britannico, molte famiglie perderanno dei cari prima del tempo". Ma rinvia le misure radicali. Per ora basta "lavarsi le mani per la durata di 2 strofe di Happy Birthday".

13 marzo. Il consigliere scientifico dell'esecutivo, professor Patrick Vallance, evoca in un'intervista l'ipotesi di una diffusione "mitigata" del virus per sperare di arrivare a una forma di "immunità collettiva", detta "di gregge", lasciando immaginare una strategia alternativa al lockdown. Il governo nei giorni immediatamente successivi nega che sia questo il suo piano, ma la polemica monta e altre decine di studiosi contestano sia Vallance sia le esitazioni attribuite al premier.

16 marzo. Convinto dalle previsioni catastrofiche di almeno 250.000 potenziali vittime nel Regno in assenza di lockdown, tracciate da uno studio statistico dell'Imperial College di Londra e dal professor Neil Fergusson, Johnson annuncia infine la svolta, raccomandando lo stop a qualunque contatto sociale "non essenziale" e il lavoro a distanza. La chiusura coercitiva di scuole, pub, ristoranti, palestre e cinema scatta poi il 20.

23 marzo. BoJo completa la stretta col lockdown generale.

27 marzo. Annuncio shock da Downing Street: Johnson positivo al test del Covid-19. Inizialmente i sintomi vengono dichiarati "lievi" e il premier si limita a isolarsi in casa indirizzandosi al Paese via video e continuando a guidare il governo da remoto.

5 aprile. Pochi minuti dopo la diffusione di uno storico messaggio televisivo d'incoraggiamento alla nazione della 94enne regina Elisabetta, viene reso noto l'improvviso ricovero del premier al St Thomas Hospital. E il giorno dopo il trasferimento in terapia intensiva, causa aggravamento respiratorio.

12 aprile. Pasqua. BoJo viene dimesso. Confessa in video, provato, d'essere stato "in bilico" per 48 ore, ringraziando i medici e gli infermieri che gli hanno "salvato la vita".

27 aprile. Il premier della Brexit torna al lavoro di governo al numero 10 di Downing Street dopo aver ceduto il timone al supplente Dominic Raab e dopo 2 settimane di convalescenza.

30 aprile. Johnson riappare pure in conferenza stampa.
   

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