"Fate del bene e il vostro premio sarà grande", assicura nel suo Vangelo l'apostolo Luca.
Ma a questo principio non devono credere granché gli inquilini di un edificio di un quartiere bene di Buenos Aires i quali, avendo scoperto che una giovane dottoressa impegnata nell'assistenza ai malati di coronavirus aveva preso alloggio al terzo piano, sono andati su tutte le furie. Così mercoledì, tornata dal lavoro in un ospedale in provincia, Florencia ha trovato un foglio condominiale sotto la sua porta che le intimava, "visto il grave rischio determinato dalla sua attività", di "evitare il transito e la permanenza nelle zone comuni", "di non toccare maniglie e corrimano e di non accedere alla terrazza comune". Perché "la cosa più importante in questo momento di pandemia è che non si facciano correre rischi a chi abita nell'edificio".
Il paradosso della storia è che il quartiere di Belgrano, teatro dell'incidente, è uno di quelli che con entusiasmo ogni sera applaude da finestre e balconi medici e personale sanitario impegnati contro il Covid-19. Una manifestazione collettiva, quindi, contraddetta però dal comportamento privato.
La dottoressa ha spiegato di aver lasciato la residenza condivisa con marito e figli per vivere la quarantena in un appartamento da sola. "Questo avvertimento condominiale - ha detto - mi lascia costernata ed indignata. E' ovvio che qui non posso restare".
La vicenda ha suscitato una condanna degli "atteggiamenti intolleranti e discriminatori" da parte dell'Associazione dei medici di Buenos Aires, ed avrà anche uno strascico giudiziario.
L'avvocato Vadim Mischanchuk ha infatti presentato contro gli inquilini del palazzo una denuncia per discriminazione nel tribunale della capitale.
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