La vita continua in Argentina, nonostante il rigido codice di quarantena imposto dal governo, e questo vale anche per i reparti di maternità degli ospedali, affollati da partorienti e neonati che già i media hanno ribattezzato 'Coronials' o anche 'cuarentenials'.
Ma per effetto delle rigorosissime restrizioni, le nuove madri affrontano problemi organizzativi e affettivi assolutamente inediti.
Una significativa testimonianza l'ha offerta Candela Sande, 30 anni, che venerdì ha dato alla luce il suo primo figlio, Baltazar. "I miei genitori - ha raccontato a La Nacion - sono di Bahia Blanca ed hanno affittato un appartamento a Buenos Aires vicino al nostro, per aiutarmi nella gestione del piccolo nato".
Ma "quando con il taxi siamo tornati a casa dall'ospedale con mio marito - ha detto - papà e mamma, i nonni di Baltazar, non hanno potuto fare altro che mandarci un bacio simbolico dal marciapiede di fronte. Mi è venuto un nodo alla gola".
Il distanziamento sociale obbligatorio ha modificato radicalmente i comportamenti famigliari per l'arrivo dei nuovi nati. Un altro esempio? Tomàs e Ana, di Cordoba, che hanno descritto il dolore del loro primo figlio di cinque anni, Santo, quando sono tornati a casa col suo fratellino, Justo.
"Santo - ricorda - ci ha visti ed è corso ad abbracciare il nuovo membro della famiglia. Ma noi glielo abbiamo dovuto impedire per raccomandazione dei sanitari. Ci ha guardato incredulo, ed è scoppiato in lacrime".
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