"La paura ammutolisce i pazienti, si spaventano di chiedere notizie sulle loro stesse condizioni, se sono gravi, se possono sperare, se migliorano, se peggiorano. Non domandano niente, subiscono gli eventi. Anche i giovani si comportano così". Renata Colombi, responsabile del Pronto soccorso dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, racconta dei malati di Covid-19 che da 20 giorni arrivano a decine nella struttura sanitaria, in media 60 al giorno, con un picco di un centinaio il 16 marzo. "Quando arrivano qui hanno tutti già la polmonite. Chi è più grave lo teniamo nei letti che abbiamo allestito in pronto soccorso fino a che non si liberano posti in terapia intensiva.Nel giro di pochissimo tempo stiamo registrando un comportamento totalmente diverso dei pazienti verso gli operatori sanitari - dice - prima del Coronavirus chi veniva in pronto soccorso aveva già letto sul web informazioni e ci faceva l'interrogatorio su che cosa gli avremmo fatto, sui farmaci, le terapie. Il tono non era collaborativo. Adesso non c'è più nessuna ostilità: si affidano a noi ciecamente, si mettono nelle nostre mani".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA