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L'analisi / 9 maggio: governo del Colle pronto, dead line venerdì

Il Governo di garanzia del presidente è pronto. Per ora chiuso in un cassetto che sarà aperto solo venerdì pomeriggio e solo se Di Maio e Salvini non portassero al Quirinale la buona novella

Fabrizio Finzi ROMA

Il Governo di garanzia del presidente è pronto.  Per ora chiuso in un cassetto che sarà aperto solo venerdì pomeriggio e solo se domani Luigi Di Maio e Matteo Salvini non portassero al Quirinale la buona novella: "abbiamo un accordo blindato per un Governo politico". Sergio Mattarella, su richiesta di Lega e Movimento Cinque stelle, ha concesso altro tempo. Per ora 24 ore. Che potrebbero diventare 48, cioè fino a venerdì. Ma solo se le due forze politiche gli dimostreranno che questa volta l'intesa è reale, concreta e porta in dote una maggioranza parlamentare. Perchè sono passati oltre 60 giorni dalle elezioni: il tempo a disposizione - si ricorda al Colle - è stato ampiamente concesso a Lega e Cinque stelle e ora non si può più scherzare.

Domani il capo dello Stato attenderà pazientemente novità da Fiesole dove partecipa a 'The State of the Union', l'evento organizzato dall'Istituto Universitario Europeo per fare il punto su sfide e prospettive del prossimo futuro dell'Unione europea. Appuntamento importante per l'europeista Mattarella, al quale parteciperanno il presidente della Bce Mario Draghi e il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker. Quindi, dopo una tappa a Palermo, tornerà a Roma venerdì all'ora di pranzo. Sarà proprio venerdì pomeriggio la dead line di tutto: dell'ufficializzazione di un accordo di Governo Lega-M5s o dell'avvio del governo di garanzia con l'indicazione del premier scelto da Mattarella. Il presidente del Consiglio in pectore, sul quale vige il riserbo assoluto del Quirinale, sarà avvertito solo poco prima dell'eventuale incarico. Come è noto i ministri vengono nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Quindi non può partire l'operazione di scouting dei ministri prima che sia affidato l'incarico al premier. Ma tutto è pronto in caso di emergenza, come tutto era pronto oggi prima della richiesta di Lega e Pentastellati.

In un quadro così complesso e in nevrotica evoluzione sarebbe una scommessa individuare con esattezza i tempi della formazione di Governo e del voto di fiducia delle Camere. Di conseguenza anche ipotizzare una data per nuove elezioni in caso di sfiducia. Sembra però sempre più improbabile che si possa votare a luglio. Per una serie di motivi: intanto i tempi tecnici si allungano e potrebbero far saltare anche la data già estrema del 22 luglio. Chiamare gli elettori alle urne domenica 29 luglio non è realistico.

Se a questo si aggiunge che anche nella Lega e nei Cinque stelle il sentimento della riflessione sta prendendo il posto di quello della furia, la porta di luglio sembra quasi chiusa. Il timore dell'astensionismo sommato alle perplessità di elettori costretti nuovamente al diritto di voto sotto il solleone sta convincendo Salvini e Di Maio a non premere troppo l'acceleratore. Ma se questo ieri ero la scena principale, oggi è diventata la subordinata. Chissà domani.

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