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Venezia: Un Leone 'per il popolo filippino' chiude la Mostra numero 73

Finale tra patria, famiglia e sogno. L'emozione di Tom Ford

Alessandra Magliaro

Spente le luci della cerimonia di chiusura di Venezia 73 il regista filippino Lav Diaz, vincitore del Leone d'oro con il fluviale The woman who left (226 minuti, ma per lui sono pochi, il precedente erano 485) continuava a ringraziare. Dopo l'Orso d'argento a Berlino con Hele sa Hiwagang Hapis ora il Leone d'oro con la storia di una donna ingiustamente imprigionata per 30 anni. ''La donna - dice all'ANSA Diaz - è una allegoria dell'umanità che soffre e che non rinuncia a lottare. Questo premio è per il popolo filippino e per la sua battaglia''. Eroine al femminile come quella ricordata da Konchalovsky, premiato con il Leone d'argento per la migliore regia per Paradise (ex aequo con Escalante), che ha dedicato il premio alla vera nobildonna russa immigrata passata alla Resistenza francese arrestata dai nazisti per aver aiutato a nascondere bambini ebrei. ''Lo dedico alla sua memoria e al sacrificio di tante come lei'', ha detto in italiano il regista russo. Momenti di emozione in una cerimonia di chiusura che ha festeggiato la comunità cinematografica internazionale da tutti gli angoli del mondo (grazie anche ad un verdetto ecumenico dove, tranne l'Italia, c'erano tutti).

Patria, famiglia e sogno sono le tre parole ricorrenti della serata pronunciate via via da tutti i premiati. Emma Stone, che ha mandato un contributo registrato per ringraziare della Coppa Volpi alla migliore interpretazione (per La La Land di Damien Chazelle), ha detto di ''voler assicurarmi che sia accadendo davvero e non sia uno scherzo'' e ha aggiunto ''non mi viene in mente un posto migliore per la premiere di La La Land se non Venezia, per un film, in cui recito, canto e ballo che è un sogno che si avvera''. E che forse proseguirà agli Oscar. Al suo posto a ritirare il premio l'amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco, che con 01 distribuirà in sala il film. In una edizione in cui l'Italia - tranne per il documentario Liberami di Federica Di Giacomo, vincitore del premio Orizzonti - è uscita a mani vuote, Del Brocco non è sceso in polemica ma al contrario ha ribadito, anche a luci televisive spente, ''l'indubbia crescita della Mostra del cinema, una affermazione che fa bene alla visibilità internazionale del nostro paese e a tutto quello che ruota intorno alla industria cinematografica''. Un'affermazione del festival ''sotto gli occhi di tutti'' ma certo il verdetto della giuria presieduta da Sam Mendes rispetto alla diffusione del film in sala sarà da dimostrare: nessuno si è fatto avanti, a quel che si sa per ora, per il film filippino The Woman who left, come per gran parte dei titoli di Venezia. Il Leone d'oro per dirla chiaramente non lo si vedrà. Decisamente felice Tom Ford: l'ex designer di Gucci, amato dal mondo della moda, con il Gran Premio alla giuria per Nocturnal Animals guadagna crediti anche nel cinema, cosa che non era scontata. ''E' un immenso onore accettare questo premio e sono molto emozionato - ha detto in italiano ricordando anche la calorosa accoglienza ricevuta a Venezia per il suo primo film A Single Men.

''L'Italia è la mia seconda casa''. E a ringraziare il nostro paese è stato anche Oscar Martinez, l'argentino vincitore della Coppa Volpi per El Ciudadano Ilustre di Mariano Cohn e Gaston Duprat. ''Premio mi emoziona non solo per il prestigio della Mostra ma perchè arriva dall'Italia che per una magica costellazione di creatori geniali ha prodotto il miglior cinema del secolo''. Le uniche lacrime, in una serata che spesso le riserva, sono arrivate dalla giovane Ruth Diaz, migliore attrice per Orizzonti, mentre l'emozione ha giocato uno scherzo alla giovane Paula Beer (Frantz di Ozon) premiata con il Mastroianni per l'attrice emergente visto che non smetteva di ridere buffamente. Sam Mendes, presidente di una giuria ''con cui c'è stata una brillante e buffa collaborazione'', ha sottolineato la ''straordinaria varietà'', aggiungendo di non essersi reso conto che ''si può dare solo 1 premio per ciascun film''. Più attenzione al cinema in tv, specie ai classici ancora contemporanei, ha chiesto Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna, parlando del restauro premiato a Venezia classici di Break Up di Marco Ferreri. Note hard di stile con le mise in minigonna e polacchetti delle registe Ana Lily Amirpour e Fien Troch. La madrina Sonia Bergamasco ha augurato ''buon inizio'' a tutti questi film di Venezia 73. E di certo ci vorrà una buona stella per vederli in sala a cominciare dal Leone d'oro.

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