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L'ANALISI di Milena Di Mauro - Tutti gli approfondimenti

Il dopo-Napolitano sarà un Pd. All'orizzonte niente 'tecnici', cruciale la Direzione Dem di venerdì

Di Milena Di Mauro

13 GENNAIO

"Sono contento di tornare a casa", dice Giorgio Napolitano in una mattina di sole di gennaio. Lo dice davanti al Quirinale, palazzo che ha abitato per nove anni e che domani sera sarà vuoto, bandiere ammainate e luci spente, in attesa che lo risvegli dall'incantesimo quella politica fragile che ancora oggi l'anziano presidente chiama ad una prova di "unità".

Napolitano - dopo giorni di intense emozioni, congedi, raccomandazioni, rituali di commiato - domani dormirà a casa sua, rione Monti, cuore di Roma antica. E al Colle il Parlamento designerà il suo successore. "Un arbitro di grande livello", perfeziona oggi l'identikit Matteo Renzi, con responsabilità "rilevanti nella vita quotidiana" e "rilevantissime in alcuni momenti storici".

Si metta l'animo in pace chi pensa ancora a tecnici, figure sbiadite, decorativi taglianastri. Fin dalla segreteria Pd convocata domani di buon mattino, poi nella riunione di giovedì con i senatori sull'Italicum e nella direzione di venerdì, Renzi userà tutta la sua forza persuasiva per convincere il partito a scegliere un politico di livello della 'Ditta', senza dividersi, riscattando sè stesso dal fallimento del 2013 e consentendo al Paese di esibirsi di fronte al mondo compatto in una scelta rapida e di alto profilo. E portando ai vertici delle istituzioni due uomini del Partito democratico.

Il premier continua a dire che si sceglierà un garante. "Ma non un garante del Patto del Nazareno", alza le barricare la minoranza dem. E Bersani: "Che si parli anche con Genghis Khan ma non nel Pd del problema delle liste bloccate sarebbe singolare". Segnali di tensione, ma Renzi resta convinto che non si può sbagliare. Niente tranelli su riforme e legge elettorale, partite che ormai anche il premier non prova più a tenere separate da quella del Colle. Si può chiudere al quarto voto, con i 450 grandi elettori dem, l'appoggio certo della maggioranza Fi, Ncd e pezzi del centro, forse il voto degli ex grillini.

Renzi ha chiamato tutti al tavolo della scelta, ben sapendo però che la golden share e' del Pd e nessun veto potrebbe reggere al nome indicato unitariamente dal Nazareno.
Cercare l'unità nel Pd è la partita di queste ore. Contatti a tutti i livelli, come nei giorni passati, hanno già portato nel vivo la corsa al Colle. E' il Nazareno l'epicentro della scelta e lo sanno bene Berlusconi, Alfano e tutti gli altri attori sulla scena che chiedono, ovviamente, di non essere ridotti al mero ruolo di comparse. "Non siamo alle primarie del Pd", avverte Ncd.

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