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Jfk 50 anni: il giallo del delitto del XX secolo

50 anni senza verità 'ufficiale'

Redazione ANSA

di Claudio Accogli

Chi ha ucciso John Kennedy il 22 novembre del 1963 a Dallas? Un assassino solitario o una squadra di tiratori esperti parte del complotto più inquietante del secolo scorso? La diatriba va avanti da 50 anni: poche ore dopo la morte del presidente americano le opposte teorie già animavano il dibattito dei contemporanei. Impossibile affidarsi a una ricostruzione "ufficiale": nel 1964 la Warren Commission, costituita per indagare sul delitto, arrivò a concludere che Kennedy era stato ucciso da un "lone wolf", Lee Harvey Oswald, un ragazzo di 24 anni con un passato nei Marine e una diserzione in Urss, conclusasi con il rientro negli Stati Uniti nell'estate del 1962, accompagnato da una moglie e una figlia, Marina e June.

Ma nel 1976 venne costituito un altro comitato, House Selected Committee on Assassinations (Hsca), per fare luce non solo sul delitto di Jfk e sugli omicidi di Martin Luther King (aprile 1968) e del fratello del presidente, Robert F. Kennedy (giugno '68), ma anche sui tentativi targati Cia per assassinare leader stranieri considerati 'ostili', come Patrice Lumumba in Congo e Fidel Castro a Cuba. Il comitato concluse che a Dealey Plaza quel 22 novembre del 1963 erano in azione almeno due tiratori. L'Hsca, nel suo rapporto del 1979, criticò aspramente Fbi, Cia e la stessa Warren Commission per la ''superficialità a tratti inquietante" con cui era stata condotta l'inchiesta.

Il rapporto finale del 1979 è stato tuttavia aspramente criticato dai sostenitori della teoria dell'assassino solitario, che ne hanno evidenziato lacune e contraddizioni. Anche dal fronte dei 'complottisti', che accusa la Warren Commission di essere parte integrante del complotto per uccidere Kennedy, sono partite sonore bordate: la Hsca ha infatti sposato la teoria dei due tiratori senza arrivare a conclusioni chiare, tanto che nel rapporto finale si legge che "la presenza di due killer non comporta necessariamente l'esistenza di un complotto per uccidere il presidente". Nel mondo dei ricercatori soprattutto americani prevale poi una terza teoria, fatta propria da Oliver Stone nel suo "Jfk" del 1991: a Dealey Plaza erano in azione tre squadre, i colpi sparati furono almeno sei.

Nel corso degli anni, la declassificazione dell'enorme documentazione sul caso, sono milioni le pagine top secret rese accessibili al pubblico, ha rivelato sempre maggiori dettagli, che però non hanno consentito di scrivere la parola fine. Da ultimo è emerso che le pallottole sparate a Dallas, del calibro 6.5 come il fucile italiano Carcano che si ritiene sia stato usato quel giorno, erano state prodotte in Usa nel 1954, per "conto della Cia" stimò l'Fbi. Spedite all'estero, secondo il ricercatore Donald B. Thomas per "un golpe progettato in Italia", vennero reintrodotte sul mercato americano dalla ditta di un certo William Sucher. La stessa azienda aveva reimportato in America il revolver Smith&Wesson trovato indosso a Oswald al momento dell'arresto. L'ennesima prova, affermano i 'complottisti', che l'ex Marine aveva legami con i servizi segreti americani e che, come dichiarò lo stesso Oswald, era un "patsy", un capro espiatorio. Una pedina, in mano a chi? Alla Cia, all'Fbi, all'intelligence sovietica, a Castro, o al complesso "militare-industriale" Usa che vedeva in Jfk un nemico? Il mistero resta fitto. 

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