Non ne era forse convinto nemmeno lui, che nel 2009 si era visto negare dal veto dell'allora presidente francese Nicolas Sarkozy la presidenza del Consiglio europeo poi andata al belga Herman Van Rompuy. Ma questa volta il vecchio leone cristianodemocratico lussemburghese è riuscirto a spuntarla, diventando il nuovo presidente della Commissione Ue.
Jean-Claude Juncker, il nome più denigrato nelle ultime settimane dalla stampa britannica i cui reporter si sono addirittura appostati nei giardini dei vicini di casa dell'ex premier lussemburghese alla ricerca di 'segreti scomodi', ha ripetuto come un mantra durante la sua campagna elettorale di voler "riconciliare l'Europa: le divisioni tra Nord e Sud, tra paesi vecchi e nuovi, non hanno senso. Voglio costruire ponti e rendere l'Europa più forte".
Classe 1954, 60 anni il prossimo 9 dicembre, nato a Redange-sur-Attert, nell'angolo industriale e rosso del Granducato, figlio di un operaio e sindacalista delle acciaierie di Belvaux, democristiano, laureato in legge a Strasburgo, avvocato ma senza mai esercitare la professione, deputato nel 1984, come premier è stato primatista di resistenza in sella: dal 1995 al 2013. A fianco gli sono sfilati da Dini a Monti, ma anche Chirac, Sarkozy e Hollande, Kohl, Schroeder e Merkel.
Juncker - grande fumatore e bevitore mai pentito - sotto l'apparenza compassata coltiva la battuta ad effetto e una lingua a volte troppo 'lunga'. Presente a Maastricht, fu per otto anni presidente dell'Eurogruppo, non mancò di bacchettare "la passeggiata sulle spiagge di Deauville" di Merkel e Sarkozy che, nel pieno della crisi dell'eurozona, avevano deciso un loro piano di governance dell'eurozona che non mancò di definire "inaccettabile". Eletto, con non pochi mal di pancia come candidato dei popolari al congresso di Dublino, questa volta, pur se a denti stretti, ha il sostegno della Cancelliera, messa spalle al muro dall'opinione pubblica tedesca dove Juncker è molto popolare.
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