L’Europa si rilancia solo ritrovando il senso della sua identità. È il profondo messaggio che emerge dal “Canto per Europa” di Paolo Rumiz. L’autore triestino, che ieri ha presentato una reading teatrale ispirata al suo nuovo libro al grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino, ha riproposto il mito della fondazione del continente in chiave attualizzata. Europa è una profuga siriana salvata da quattro moderni argonauti. Il mito antico risuona nell’attualità, fra catastrofi climatiche e migratorie, turismo di massa ed egoismi nazionali.
“Il racconto dà una visione fortemente pessimistica perché finisce con un naufragio - spiega Rumiz. D’altra parte Europa riesce a sbarcare, portando il suo seme a riva per fondare una stirpe nuova”. Il grande continente che ha perso la tramontana e il suo senso di grande capolinea dei popoli, torna a ricevere il suo nome. “Da un lato c’è la preoccupazione per la strada che sta prendendo l’Europa - aggiunge Rumiz - sempre più disintegrata e ricattata da potenze esterne, un’Europa debole che ha perso il senso della sua identità. Dall’altra c’è il senso di necessità di ripartire dal mito per rilanciarsi. E per questo non bastano l’economia e la politica”.
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