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CEI
Viaggio nei progetti sostenuti dall’8 per mille alla Chiesa cattolica

Arcipelago Solidarietà

Le mense nelle quali oltre ad un pasto si può trovare qualcuno che ti ascolta, gli empori della Caritas dove chi non ha soldi può fare ugualmente la spesa, i centri che accolgono le donne violate e sottoposte ad ogni violenza: sono le migliaia di progetti che la Chiesa italiana ha messo in campo grazie ai soldi dell’8 per mille

Nell'emergenza Covid i primi soldi stanziati sono stati quelli per la Caritas e il Banco Alimentare. Eravamo a metà marzo e il Paese, in un incubo imprevisto, si è ritrovato chiuso in quel lockdown che per molti significava non portare più i soldi a casa a fine giornata. La fila dei tanti poveri già ‘clienti’ di mense e empori solidali si è allungata anche di persone che mai avrebbero immaginato di dover chiedere un pacco alimentare alla Caritas.

La Conferenza Episcopale Italiana ha messo mano al suo Fondo dell’8 per mille per riempire quelle prime buste della spesa. Poi gli stanziamenti per gli ospedali dove non c’erano respiratori a sufficienza, le mascherine per i volontari ma anche per i senzatetto. Gli aiuti per rimpinguare gli empori della solidarietà, i tablet per consentire la didattica on line anche ai ragazzi delle famiglie in difficoltà. Il sostegno all’Africa e alla Siria dove la pandemia si è sommata a difficoltà ataviche legate alla povertà da una parte e alla guerra infinita dall’altra.

Ad oggi i progetti finanziati sono decine per un importo di poco inferiore ai 238 milioni di euro. Ora la preoccupazione è per il lavoro: “La crisi delle persone che ora sono senza occupazione non è soltanto economica, ma esistenziale”, dice il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. “Senza lavoro e senza un minimo di sostentamento per le persone e per le famiglie – sottolinea il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve - non ci può essere pace”.

C’è un Paese

“C’è un Paese” è il cuore del messaggio della campagna Cei 8xmille 2020 che mostra, nei fatti, un Paese che accoglie, sostiene, e soprattutto consola. “Ogni anno, grazie alle firme dei contribuenti, si realizzano, in Italia e nei Paesi più poveri del mondo, oltre 8.000 progetti che vedono impegnati sacerdoti, suore e tantissimi operatori e volontari. Un Paese che non si è mai fermato, che ha combattuto, che ha costruito e che merita di essere narrato”, spiegano dalla Conferenza Episcopale Italiana.

La nuova campagna di comunicazione “C’è un Paese” racconta la Chiesa cattolica che, anche nell’emergenza, non ha smesso di prendersi cura dei più deboli: dal parroco di una piccola città di provincia, che durante l’epidemia ha continuato a sostenere la propria comunità grazie alla tecnologia in modo nuovo e creativo, alle mense Caritas, che hanno trovato modalità diverse per aiutare le famiglie in difficoltà trasformandosi in luoghi dove ci si sente accolti e si trovano persone pronte ad aiutare, dai tanti progetti per l’avviamento al lavoro per cercare di far ripartire i molti disoccupati, alle case per le donne vittime di violenza e così via, fino ad arrivare a migliaia di progetti annui.


“L’obiettivo della comunicazione 2020 è dare ancora una volta voce a questa Chiesa. Una Chiesa che c’era prima della pandemia, che è stata al fianco del suo popolo durante l’emergenza con i fondi 8xmille e la sua rete di solidarietà, e che sta continuando a progettare, a sognare per ricostruire il nostro futuro insieme”, afferma il nuovo responsabile del Servizio Promozione della Cei Massimo Monzio Compagnoni.


Che cos’è l’8 per mille

L’8 per mille non è una tassa in più, ma semplicemente la libera scelta di destinare una percentuale della quota totale Irpef, l’8 per mille appunto, allo Stato per scopi umanitari e sociali, o a confessioni religiose per scopi religiosi e caritativi. Se il contribuente sceglie di non firmare la quota del gettito Irpef sarà comunque destinata, e ripartita in proporzione alle preferenze di chi ha firmato. “Se decidi di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica potrai dare un aiuto concreto ai più deboli e a chi spende ogni giorno della sua vita al loro fianco”, è l’appello della Conferenza Episcopale Italiana.

Per chi vuole vedere come e dove i soldi vengono spesi è disponibile on line il Rendiconto con tutti i progetti realizzati al sito 8xmille.it. E’ possibile cercare il progetto per area geografica o per tipo di aiuto. Il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, al proposito sottolinea che “è' necessaria l'attenzione ad una comunicazione trasparente e da tutti verificabile: quando ciò avviene la Chiesa ne guadagna in credibilità e partecipazione".

Per saperne di più: Il portale dell'Otto per Mille


Donne, dalla violenza alla speranza

“Ho denunciato contro il volere della mia famiglia”. “Calci, schiaffi, pugni”. “Quando sono arrivata qui mi hanno fatto capire che la colpa non era mia”. Sono alcune delle voci raccolte nella Casa a Cerreto Sannita, in provincia di Benevento, che accoglie le donne che subivano violenza domestica. Porte aperte con i loro bambini, vittime anche loro di situazioni familiari difficili. Il centro è stato aperto nel 2018 e vede impegnate 48 operatrici e volontarie.

Sono invece 107 le donne assistite dal centro di ascolto, 21 quelle accolte con i loro bambini. Operatori, assistenti sociali e professionisti aiutano queste donne a costruire percorsi di vita lavorativa per poter riprendere la loro vita in mano.

C’è una piccola sartoria sociale, dove sarte volontarie e appassionate di riciclo mettono a disposizione le proprie competenze. È attivo anche un laboratorio di pasticceria di comunità per ragazzi disabili. “È una casa delle donne per le donne – spiegano i volontari del centro attivo grazie ai fondi dell’8 per mille della Cei - , unite da un unico motto: prendersi cura dell’altro. Qui, il volontariato parte dalla comunità. Con il tempo, sono diventate numerose le richieste di donne, di ragazze, di giovani che chiedono di voler dedicare il proprio tempo alle donne ospiti della Casa e a tutti i progetti che qui vengono svolti”.


Dalla parte degli ultimi

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Caritas, la carezza della Chiesa

"Una Chiesa senza la carità non esiste". E la Caritas "è la carezza della Chiesa al suo popolo". Con queste parole Papa Francesco salutò, a maggio 2013, qualche settimana dopo la sua elezione a pontefice, i volontari impegnati nell’ente, intuizione profetica di Papa Paolo VI.

La Caritas è in ogni angolo del pianeta ma anche in Italia è il punto di riferimento di tante famiglie.

A Rimini, la città conosciuta anche oltreconfine per il mare e per i suoi divertimenti, la mensa della Caritas non ha mai smesso di funzionare, neanche nei giorni più duri della pandemia. I pasti si sono trasformati in vaschette da asportare e cuoche e volontari hanno dovuto indossare le mascherine e i guanti. Ma il pasto caldo non è mai mancato sulla tavola di chi ha più bisogno.
A Isernia l’Emporio della Solidarietà è rimasto sempre aperto e a Pasqua negli scaffali ha fatto trovare anche le uova di cioccolata per i più piccoli.


"Crisci Ranni"

Con questo grido in Sicilia si facevano ‘volare’ i bambini al suono delle campane augurando loro di crescere. ‘Crisci Ranni’ è oggi un cantiere educativo a Modica (Ragusa), nato sui passi di don Pino Puglisi. Il doposcuola è diventato, nelle settimane della pandemia, un appuntamento on line, con l’obiettivo di tornare però, quando sarà possibile, a fare i compiti tutti insieme.

Dal Sud a Roma dove guarda ai bambini anche il progetto ‘Piccolo mondo’, l’asilo nido multietnico. Sono 72 i bambini accolti e negli anni sono state circa cinquanta le nazionalità delle famiglie che hanno conosciuto questo centro che ha permesso a molte mamme di continuare a lavorare.

A Casa Santa Lucia, a Terlizzi (Bari) i ragazzi possono frequentare un doposcuola speciale. Non solo compiti ma anche la musica, con tanto di piccola banda, e la danza.

Suor Maria Bandiera gestisce invece l’asilo delle Suore della Consolata ad Addis Abeba. Ci sono maestre per la formazione ma all’asilo si gioca e si mangia. Da vent’anni arrivano qui i bambini di famiglie povere e dei campi profughi della guerra con l’Eritrea. Tra le maestre anche un ex alunna perché, come dice suor Maria, “non è che quando lasciano la scuola materna la storia è finita. Si continua”.

Una scuola è nata anche in una favela di Salvador De Bahia, in Brasile.

Le suore comboniane fanno invece scuola ai beduini in Terra Santa, nel deserto che si stende tra Gerico e Gerusalemme.