Se c’è un insegnamento da trarre dalla pandemia è che il cambiamento è qui per restare. Ma allenarsi all’instabilità è possibile. Ne è convinto Mauro Berruto, ex allenatore della nazionale italiana che ha raggiunto le vette della pallavolo in tre Paesi - Finlandia, Grecia e Italia - prima di maturare un’esperienza manageriale e di formatore nella sua Torino.
Domani alle 18,30 ad Area X, l’iniziativa torinese di Intesa Sanpaolo Assicura dedicata alla cultura della protezione, illustrerà la sua personale concezione di 'antifragilità’. Un concetto coniato dall’analista e matematico libanese Nassim Nicholas Taleb per la finanza, che Berruto ha ritrovato in molti altri ambiti, a partire dallo sport. "È qualcosa di diverso dalla resilienza - spiega - Quest’ultima implica il fatto di rimanere uguali a se stessi, come l’araba fenice”. Al contrario, l’antifragilità “è più simile all’Idra di Lerna, capace di generare due teste quando la spada ne mozza una. Una metafora efficace per descrivere come un problema possa creare soluzioni nuove”.
Agli incontri del 16 febbraio, 9 e 23 marzo, Berruto porterà diverse storie di antifragilità, dal mondo dell’arte allo sport, quello che conosce meglio. Il punto di partenza sarà quello dei Giochi di Londra, quando l’ex ct ha accompagnato gli azzurri a uno storico bronzo olimpico. "Le Olimpiadi sono il paradigma dell’antifragilità - racconta a dieci anni da quel successo - Qualunque aspetto in questa competizione si presenta in discontinuità con quanto preparato ossessivamente per essere lì. Così, servono delle abilità che si possono solo costruire in quel momento”. È il concetto di "allenare l’inallenabile" che sarà al centro del secondo appuntamento, il 9 marzo. “Si passano anni a sistemare dettagli - spiega Berruto - ma alla fine molta parte di un successo dipende da come si reagisce all’imprevisto”.
Per questo l’ax allenatore oggi si dedica a insegnare ai giovani una disciplina molto particolare, l’’instabilità’. Ne fa tesoro anche nella sua vita: “A 51 anni, dopo una lunga esperienza sportiva non ho la minima idea di cosa farò nel futuro e la cosa mi piace da matti”, confessa. Anche se un desiderio c’è, quello di mettere il suo bagaglio di conoscenze a disposizione di Torino. “Sogno una Sport City, una città che - su modello dei Paesi scandinavi - sappia coniugare il paesaggio con la qualità della vita, accompagnando la quotidianità dei suoi abitanti con lo sport”. La futura amministrazione può già prendere appunti.
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Intesa Sanpaolo