La pandemia da Covid-19 ha accentuato le (già presenti) vulnerabilità e diseguaglianze nel mercato del lavoro del Belpaese: nel 2020 il tasso di disoccupazione “corretto” (quello, cioè, che che tiene conto pure degli scoraggiati e dei cassaintegrati a zero ore) "è salito, a livello nazionale, al 17,3% dal 13,8% del 2019, dal 24,1 al 25,4% nel Mezzogiorno e dall’8,8 al 13,4% nel Centro-Nord". Però, ci sono due componenti che, dati alla mano, hanno patito in misura più vasta gli effetti della crisi da Coronavirus, ossia le donne e i giovani del Sud Italia, perché c'è stata una discesa pari a -3% a fronte del -2,4% del Centro-Nord per le prime, e pari a -6,9% nel Meridione, rispetto a -4,4% del Centro-Nord, per i giovani al di sotto dei 35 anni.
A tirare le somme è stata la Svimez, Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno, in un report (confezionato per l'Ente bilaterale Enbic) ed illustrato dal direttore Luca Bianchi, durante il convegno tenutosi oggi pomeriggio, nella Capitale, dal titolo 'Creare lavoro: priorità per il rilancio dell'economia del Paese', cui hanno preso parte, tra gli altri, il presidente di Enbic Fulvio De Gregorio, il presidente di Anpit Federico Iadicicco ed il segretario generale di Federagenti Luca Gaburro. Fra gli elementi messi in evidenza nel documento, vi è il decremento più inteso al Sud per "i lavoratori dipendenti (-2,3% a fronte del -1,3% degli indipendenti), mentre nel Centro-Nord sono gli autonomi a subire il calo più intenso (-3,6% a fronte del -1,5% dei dipendenti)"; gli occupati a termine, si sottolinea, "flettono dell’11,6% nel Mezzogiorno e del 13,3% nel Centro-Nord, mentre quelli 'permanenti' aumentano dello 0,4% nel Mezzogiorno e dello 0,7% nel Centro-Nord".
Il report della Svimez si sofferma, a seguire, sul fenomeno dei 'Neet' (ovvero i giovani under35 che non hanno una occupazione, né sono attualmente impegnati in un qualsiasi percorso di studio) che nelle aree meridionali dello Stivale si è alimentato con l'avvento del Covid-19: nella media del 2020, infatti, gli inattivi "sono saliti al 36,1% nel Mezzogiorno dal 35,8% nel 2019, ed al 18,6% nel Centro-Nord rispetto al 16,6% nel 2019". Globalmente, comunque, la condizione lavorativa al Sud è di dimensioni allarmanti, considerato che "tra il 2008 ed il 2020 è risultata in discesa l'occupazione "in tutte le regioni del Mezzogiorno, con dei picchi elevati in Calabria (-10,4%) e Sicilia (-8.9%) e relativamente bassi intorno al 3% in Campania e Basilicata". Quel che la Svimez ha osservato, è pure una oggettiva difficoltà di reperimento di personale adeguato alle esigenze del mondo produttivo: il Mezzogiorno, si legge, "registra un aumento relativamente più accentuato delle difficoltà di reperimento che passano dal 21 al 25%, mentre nel Centro-Nord salgono dal 28,5 al 31,5%". E la tendenza verso una maggiore qualificazione di chi si vorrebbe reclutare, nelle aziende, emerge, in conclusione, "anche dalla crescita della percentuale di laureati richiesta dal 13 al 14%".
In collaborazione con:
Consenso Europa