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I trasferimenti in Albania continuano, il governo va avanti

I trasferimenti in Albania continuano, il governo va avanti

Un migrante ricorre in Cassazione, con le nuove regole limiti alla difesa

ROMA, 03 febbraio 2025, 20:28

Lorenzo Attianes

ANSACheck
Fonti Viminale, su protocollo Albania governo andrà avanti © ANSA/AFP

Fonti Viminale, su protocollo Albania governo andrà avanti © ANSA/AFP

Nessun passo indietro sui centri per i migranti in Albania.

 

Dopo il chiarimento del Viminale anche il vcepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce la linea del governo: "Lo abbiamo detto e ripetuto, andiamo avanti". Il terzo no dei giudici al trattenimento dei migranti nel centro di Gjader non ferma il governo, deciso a non sospendere il protocollo italo albanese. L'unica strada per dirimere la questione, costantemente rinviata all'Europa dai magistrati italiani, resta la pronuncia della Corte di Giustizia europea prevista a marzo ma l'attesa non provocherà nel frattempo lo standby sui trasferimenti di migranti oltre l'Adriatico. A Lussemburgo i giudici si esprimeranno sui vari ricorsi pregiudiziali, provenienti sia dall'Italia che dai tribunali di altri Paesi. Tutto questo in un clima in cui si rincorrono le ipotesi e le pressioni di FdI su nuovi provvedimenti - finora mai confermati dall'Esecutivo - che potrebbero riguardare nuovi interventi sul sistema di assegnazione dei magistrati che si occupano di immigrazione.

 

In queste ore però una nuova ordinanza depositata dalla Cassazione potrebbe rimettere in discussione il restringimento delle maglie sul sistema immigrazione da parte del governo. Pronunciandosi sul ricorso di un migrante dopo un'avvenuta convalida, i giudici potrebbero sollevare una questione di legittimità costituzionale in riferimento alla legge 187/2024, quella che ha trasferito alle Corti di Appello la competenza sulle convalide dei trattenimenti. In particolare le questioni poste riguarderebbero la garanzia della difesa e i diritti fondamentali del richiedente la protezione. La Cassazione, come prescrive la legge, è obbligata oggi a decidere sui motivi di ricorso "nel termine di sette giorni dalla ricezione degli atti" e a "depositare la decisione con contestuale motivazione" a chiusura dell'udienza. Già in una sentenza dello scorso 30 gennaio, la Suprema Corte ha dichiarato "rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale " nella parte in cui prevede "che la Corte di Cassazione giudichi in camera di consiglio sui motivi di ricorso e sulle richieste del procuratore generale senza intervento dei difensori, in tal modo affidando alla creazione dell'autorità giudiziaria l'individuazione delle scansioni processuali idonee a realizzare il contraddittorio nel termine di sette giorni dalla ricezione degli atti previsto per la decisione". Questa ordinanza degli ermellini è legata ad un ricorso presentato dal difensore di un cittadino algerino nei confronti del quale la Corte d'Appello di Cagliari aveva disposto la convalida del provvedimento di trattenimento nel Centro di permanenza per i rimpatri di Macomer emesso dal questore di Nuoro il 15 gennaio.
   

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