"Non mi dimetto e vado avanti".
Daniela Santanchè sbarca a Gedda e usa ancora toni perentori sul suo futuro, che invece appariva decisamente incerto a sentire parlare Giorgia Meloni, sulla stessa banchina del porto islamico, all'ombra del veliero Amerigo Vespucci. La premier aveva spiegato di "non avere le idee chiare", aveva prospettato una "riflessione" sottolineando che la "valutazione" è da fare "su quanto" il rinvio a giudizio per falso in bilancio "possa impattare" sul lavoro della ministra del Turismo.
"Le parole di Meloni - ha tagliato corto Santanchè - non vanno interpretate vanno ascoltate. Sono in un partito garantista, non devo commentare le parole della premier".
A sondare gli umori dentro FdI, nulla è cambiato nelle ultime ore. Non sono sfuggiti i toni energici, senza margine di discussione, con cui la senatrice si è espressa. Nonché il riferimento al "garantismo" del partito, che ha gestito altri casi di esponenti rinvio a giudizio senza premere per le dimissioni. E vengono letti in controluce i suoi virgolettati sul Corriere della Sera: "Io escludo che Giorgia mi chiederà di dimettermi. Perché dovrebbe? Nelle condizioni attuali ne sarei sorpresa". Condizioni diverse potrebbero derivare dal rinvio a giudizio in un altro procedimento, quello per truffa all'Inps sulla cassa Covid, di fronte al quale Santanchè si è già impegnata a fare un passo indietro.
Ma il pressing perché lo faccia prima resta intenso. Il braccio di ferro continua, e rischia di allungarsi. "È una questione che devono affrontare la premier e Santanchè.
Soprattutto la Santanchè", ha notato Guido Crosetto, il ministro che più ha difeso in pubblico la collega di governo, e che in quanto titolare della Difesa è arrivato con lei in Arabia Saudita per l'omaggio ai marinai del Vespucci, nell'ultima sosta nell'indopacifico prima di fare di nuovo rotta verso il Mediterraneo. E presidente del Consiglio e ministra potrebbero vedersi al termine delle rispettive missioni nel Golfo, la cui organizzazione ha reso impossibile un incrocio. Mentre Santanchè atterrava a Gedda, Meloni decollava alla volta del Bahrein, dopo la visita al Vespucci e gli incontri ad Al'-Ula.
"Non abbiamo fissato alcun incontro. Continueremo a vederci come sempre", ha tagliato corto Santanchè. Prima di giovedì è impossibile che si incrocino a Roma, da dove Meloni nel pomeriggio volerà a Belgrado per il vertice intergovernativo.
Prima, mercoledì, è attesa la decisione della Cassazione sulla competenza del procedimento per truffa all'Inps sulla cassa Covid, fra Milano e Roma. Nel primo caso, il rinvio a giudizio rischierebbe di arrivare a stretto giro.
In un clima di fibrillazione diffusa, molti nella maggioranza continuano a scommettere sul fatto che il braccio di ferro abbia comunque un epilogo segnato. E varie fonti indicano come deadline il 29 gennaio, data in cui la Cassazione deciderà la competenza del procedimento per truffa all'Inps sulla cassa Covid, fra Milano e Roma. Se restasse nel capoluogo lombardo, sarebbe concreto il rischio di un nuovo rinvio a giudizio in tempi rapidi. E probabilmente, si ragiona, anche più rapida una decisione politica sul caso.
Ma tra gli alleati è impossibile trovare chi sostenga che il passaggio da indagato a imputato debba implicare automaticamente le dimissioni. "Noi siamo garantisti - aveva notato il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli -, poi ognuno fa le sue valutazioni".
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