Forza Italia tira dritto sullo Ius Scholae, nonostante il gelo degli alleati e anche qualche malumore interno. C'è l'ipotesi di concedere la cittadinanza, dopo un ciclo scolastico "virtuoso" decennale, anche ai minori non nati in Italia, figli di immigrati regolari, nella bozza in via di definizione, che "a breve" verrà proposta agli altri partiti di centrodestra e che è stata discussa in un vertice dei parlamentari azzurri. Un confronto interno in cui non è mancato chi, come Licia Ronzulli, ha contestato metodo e merito della strategia, evidenziando che nel partito "ci sono tante sensibilità", che questa riforma "non è una priorità" e che la riunione andava "fatta prima, perché alcune cose prima di essere annunciate vanno discusse".
Il testo ancora non è definito. Nell'incontro, guidato dai capigruppo Paolo Barelli e Maurizio Gasparri, senza Antonio Tajani impegnato in Germania con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sono state raccolte obiezioni e osservazioni tecniche. Ma tre punti chiave sono stati individuati e illustrati. Il primo, appunto, è l'estensione di questa formula di Ius Scholae ai non nati in Italia. Il secondo è la restrizione a due generazioni, quindi fino ai nonni, degli antenati italiani grazie ai quali gli oriundi possono acquisire la cittadinanza per Ius Sanguinis. E infine si propone di accorciare da tre a massimo un anno i tempi per le verifiche e per la concessione a chi la chiede dopo dieci anni di residenza.
Si sta ancora ragionando sulle norme che riguardano la cittadinanza agli orfani e attraverso matrimonio. Una parte degli azzurri vive con perplessità questa accelerazione, come una "rincorsa alle opposizioni che hanno raccolto 500mila firme per il referendum", nota uno di loro.
Referendum sul quale, comunque, FI mantiene una posizione "contraria", ha chiarito Gasparri, perché "siamo contro la cittadinanza regalata dopo 5 anni, che è un errore totale". Quasi in contemporanea alla riunione di FI, Matteo Salvini ha affermato che "all'interno della maggioranza si è fatta la riflessione che la normativa sulla concessione della cittadinanza va bene così com'è, non si sente nessuna necessità né numerica, né sociologica, né pragmatica di cambiarla" e "non si capisce perché si dovrebbero ridurre i tempi o cambiare modalità: rischia di essere un altro fattore di attrazione per immigrazioni irregolari". E Giorgia Meloni martedì ha espresso lo stesso concetto. "La legge attuale è ottima, non vedo quindi la necessità di cambiarla". "A noi - ha obiettato Barelli a una domanda sulla posizione della premier - Tajani ha detto che nel momento in cui c'è un testo ci si ragiona, questo ci ha detto da New York insieme a lei: se c'è un testo si ragiona".
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