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Vaticano: sul fine vita 'spazio per una mediazione legislativa'

Vaticano: sul fine vita 'spazio per una mediazione legislativa'

Vademecum della Pontificia Accademia per la Vita

ROMA, 08 agosto 2024, 17:37

di Nina Fabrizio

ANSACheck
San Pietro - RIPRODUZIONE RISERVATA

San Pietro - RIPRODUZIONE RISERVATA

Sul tema del fine vita e del suicidio assistito "rimane aperto lo spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo, secondo il tradizionale principio delle 'leggi imperfette'" mentre, "nutrizione e idratazione artificiali", rappresentando trattamenti medico-sanitari a tutti gli effetti, andrebbero valutati "caso per caso". E quindi, possono anche essere sospesi.

A dirlo, è il "Piccolo lessico del fine vita", un documento-vademecum elaborato dalla Pontificia Accademia per la Vita - che il presidente mons. Vincenzo Paglia ha consegnato oggi a Papa Francesco - come bussola per districarsi nella difficile navigazione dei mari della bioetica, pubblicato in questi giorni dalla Lev. Un glossario, in apparenza, da cui trapelano però posizioni nuove e più aperte al dialogo tanto più nel "contesto pluralista e democratico delle società in cui il dibattito si svolge - scrive nell'introduzione monsignor Paglia -, soprattutto quando si entra nel campo giuridico".

Il testo ripropone un rifiuto netto dell'eutanasia e dell'accanimento terapeutico, il rilancio delle cure palliative ("non sono la medicina della rassegnazione") e delle "Disposizioni anticipate di trattamento", le Dat (si offre anche un modulo fac-simile). Si sottolinea poi la bontà e la liceità della donazione degli organi e sulla terapia del dolore il vademecum avverte che "è smentita una visione che celebra il dolore come strumento di redenzione, visione talvolta erroneamente sostenuta anche nella tradizione cristiana".

Ma sono soprattutto due i punti destinati ad entrare nel dibattito, quello riguardante il suicidio assistito e quello sulla nutrizione e idratazione artificiali. Sul primo, la premessa, è che "la posizione del Magistero della Chiesa ha sempre chiaramente sostenuto l'illiceità morale dell'eutanasia" e "su questa base alcuni ritengono che occorra opporsi anche a qualunque soluzione legislativa che ammetta l'assistenza al suicidio", "prospettiva in cui si pone anche la recentissima Dichiarazione Dignitas infinita". E tuttavia, "possono emergere ragioni per interrogarsi se, in determinate circostanze, possano ammettersi mediazioni sul piano giuridico in una società pluralista e democratica, in cui anche i credenti sono chiamati a partecipare alla ricerca del bene comune che la legge intende promuovere".

Il testo rimanda esplicitamente alla "situazione italiana", dove "non si può ignorare che l'ultima sentenza della Corte costituzionale spinge il Parlamento a colmare la lacuna legislativa". Se mancherà l'apporto dei cattolici, avverte in sostanza il testo, da un lato ci sarà il rischio di "un esito più permissivo", ma dall'altro "di alimentare la spinta a sottrarsi al compito di partecipare alla maturazione di un ethos condiviso": Insomma, "contribuire a individuare un punto di mediazione accettabile fra posizioni differenti è un modo per favorire un consolidamento della coesione sociale e una più ampia assunzione di responsabilità verso quei punti comuni che sono stati insieme raggiunti".

Su nutrizione e idratazione artificiali si legge: "In effetti, quanto viene inserito nell'organismo è preparato in laboratorio e somministrato attraverso dispositivi tecnici, su prescrizione e tramite intervento medici.

Non si tratta pertanto di semplici procedure assistenziali e il medico è tenuto a rispettare la volontà del paziente che le rifiuti con una consapevole e informata decisione, anche anticipatamente espressa in previsione dell'eventuale perdita della capacità di esprimersi e di scegliere". Sarebbe inoltre errata una "concezione riduttiva della malattia, che viene intesa come alterazione di una particolare funzione dell'organismo, perdendo di vista la globalità della persona". No, quindi, "a focalizzarsi su singole funzioni dell'organismo piuttosto che sul bene complessivo della persona". Inoltre, il disagio fisico del paziente "evoca il criterio della proporzionalità dei trattamenti" per cui le cure vanno "declinate con discernimento nei casi concreti". 

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