Esiste già in Parlamento una proposta di legge a prima firma Giorgia Meloni per l'istituzione di una commissione Bicamerale. Il testo, numero 3541, è stato presentato a Montecitorio ed è firmato oltre che dalla leader di FdI anche da Francesco Lollobrigida, Emanuele Prisco e Augusta Montaruli. L'esame del provvedimento, congiuntamente a quello sullo stesso argomento dell'azzurro Simone Baldelli, è stato avviato il 6 luglio scorso dalla commissione Affari Costituzionali. Il relatore, lo stesso Baldelli, ha svolto la propria introduzione e poi la discussione è stata rinviata ad altra seduta. Entrambe le proposte di legge prevedono che la commissione sia composta da personalità esterne al Parlamento, elette dal voto dei cittadini. "Negli ultimi trent'anni - ricorda Baldelli - il dibattito sulle riforme costituzionali è riemerso carsicamente a più riprese e anche nei casi in cui si è arrivati all'approvazione parlamentare di proposte organiche di revisione costituzionale, portate avanti sia dal centrodestra sia dal centrosinistra, queste sono state respinte daglin italiani con i referendum. Di qui la scelta di un organismo 'terzo' per provare a portare a casa la partita. L'ultima proposta di legge costituzionale, in ordine di tempo, bocciata questa volta, però, dal Parlamento è quella di Giorgia Meloni proprio sul presidenzialismo caduta in Aula anche a causa delle numerose assenze tra i banchi dei suoi alleati di Lega ed Fi. Da vedere se con la nuova legislatura la proposta avrà più fortuna.
Magari attraverso una Bicamerale come la leader di FdI sta proponendo in questi giorni. Una ipotesi che ha tre precedenti storici. La prima ad essere istituita fu la commissione Bozzi (1983-1985) ma le proposte formulate non raggiunsero mai l'aula.
Tra le modifiche ipotizzate: il bicameralismo differenziato con il principio del silenzio-assenso dell'altra Camera, l'abolizione del semestre bianco, la fiducia solo per il Premier. Nel 1993 si insedia la Bicamerale De Mita-Iotti: propone la nomina dei ministri da parte del Presidente, la sfiducia costruttiva, la riduzione della durata della legislatura. Nulla di fatto anche in quel caso: la legislatura finisce in anticipo e anche la Prima Repubblica. Nel 1997 si insedia la Bicamerale D'Alema. Propone, tra l'altro, il governo semipresidenziale e il rafforzamento dei poteri del governo. Il progetto arriva in Aula a gennaio del 1998, ma tra le forze politiche ci sono troppi contrasti e a febbraio Silvio Berlusconi ribalta il tavolo e chiede il cancellierato e il proporzionale, poi pone un ultimatum. Il 9 giugno il presidente Massimo D'Alema comunica il venire meno delle condizioni politiche per proseguire. Proprio su quella Bicamerale un componente, Cesare Salvi, ricorda oggi a Radio Radicale che: "approvò il sempipresidenzialismo temperato dalla tradizione parlamentare italiana. Anche il Presidente Mattarella faceva parte della commissione bicamerale e votò a favore".
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