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Recovery, Pd: meno incentivi, o impatto a rischio

Renzi: facciamo sul serio, ci giochiamo l'osso del collo

"Il frequente ricorso all'uso di contributi, sgravi fiscali, incentivi non sempre selettivi a scapito di progetti complessivi per la trasformazione del Paese rischia di compromettere le potenzialità di cambiamento del piano. È fondamentale invece rafforzare la componente degli investimenti". Lo si legge nel documento del Pd sul Recovery plan. "Nelle politiche industriali una serie di misure tendono più a consolidare l'esistente piuttosto che a promuovere innovazione", come il super ammortamento di Industria 4.0. "Spicca l'assenza di risorse per la trasformazione del settore siderurgico e la transizione di quello automobilistico".

Per quanto ancora potremo chiamarla ministra? "Per il tempo che deciderà Conte, rapidamente", scegliendo "se rispondere positivamente alle questioni che abbiamo posto o continuare con supponenza e arroganza a non porsi il problema di unire la coalizione". Così Teresa Bellanova a L'Aria che tira su La7. Il "Ciao" di Iv sul Recovery si trasformerà in un addio? "Dipende dalla volontà di andare avanti per dare risposte e non scegliere amici per coprire postazioni", ha replicato parlando della cabina di regia. "L'Europa chiede un monitoraggio, non sostituzione di funzioni: Gentiloni non poteva dirlo meglio, serve una semplificazione".

"Facciamo sul serio. Ci stiamo giocando l'osso del collo: non è tempo di meline. Per questo, abbiamo proposto di investire i soldi del Recovery Plan non su progetti evanescenti e raffazzonati ma sulle parole chiave dell'Italia del 2030". Lo ribadisce Matteo Renzi, leader di Iv, nella sua newsletter Enews.

"Oggi il confronto sul Next Generation Eu ha fatto un altro passo in avanti. Il nostro unico assillo è l'interesse dell'Italia, per questo non va sprecato neppure un euro delle risorse, in parte a fondo perduto, che abbiamo a disposizione. E' essenziale che si chiarisca un cronoprogramma preciso per l'adozione del Piano, i tempi del confronto parlamentare e il coinvolgimento del Paese. Insieme a questo vanno decise regole per la sua attuazione, che rendano il progetto credibile e finalizzato alle scelte strategiche che abbiamo indicato insieme all'Europa". Lo scrive in una nota il segretario del Pd Nicola Zingaretti.

"C'è ancora tempo per porre rimedio. Ma ne resta poco, pochissimo", avverte il leader degli industriali, Carlo Bonomi, sul Recovery Plan, in una lettera - che l'ANSA ha potuto leggere - inviata ai presidenti delle associazioni di Confindustria. "Se perdiamo questa occasione storica e ce la giochiamo male, tra bonus elettorali e governance in mano ai partiti e ai loro cronici mal di pancia, vuol dire che gettiamo le basi per perdere altre posizioni nel mondo. Per anni e anni"; "Non vogliamo assistere impotenti a un esito di queste proporzioni"; "Non possiamo rassegnarci a un Recovery Plan figlio solo delle tensioni tra i partiti".




Il Recovery plan proposto da Giuseppe Conte è un "collage raffazzonato senz'anima". Parte da una stroncatura senza appello di Matteo Renzi, l'ultimo tentativo di rimettere insieme i pezzi della maggioranza ed evitare che le dimissioni delle ministre di Iv aprano la crisi di governo. Il "Ciao", il contro-piano renziano, sembra fin dal nome voler liquidare il premier, anche perché le richieste renziane sono difficili da digerire, non solo per Conte ma anche per il M5s: dalla rinuncia alla delega ai Servizi, allo ius culturae per gli universitari stranieri, al Mes. Ma l'affondo di Iv ancora non c'è. E Pd, M5s, Leu rilanciano con le loro proposte.

Martedì al ministero dell'Economia Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola vedranno le delegazioni di Pd e M5s, mercoledì Leu, Iv e Autonomie per preparare il terreno del confronto, prima di un incontro plenario con tutti i partiti. Solo dopo, forse a cavallo dell'Epifania, Conte convocherà il Consiglio dei ministri sul Recovery. Se intesa ci sarà, potrebbe essere un primo tassello di un più ampio accordo di governo, che potrebbe passare da un rimpasto "pilotato", che eviti una crisi al buio dall'esito - concordano tutti i partiti - imprevedibile.

Ma se non ci sarà intesa, continua a minacciare Renzi, "faranno senza Iv". Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le cui parole sono attese nel discorso di fine anno, osserva l'evolversi della situazione. In ambienti parlamentari c'è chi, interpretando il pensiero del capo dello Stato, ritiene difficile l'ipotesi della nascita di un governo Conte ter, che passi dalle dimissioni del premier e consultazioni per un nuovo governo. Diverso - forse più praticabile - il caso in cui Conte proponesse alcuni cambi nella sua squadra di governo con un rimpasto su cui chiedere una nuova fiducia in Parlamento.

A margine dei lavori sulla manovra continuano a rincorrersi voci, nonostante le smentite, di un ingresso di Renzi o Ettore Rosato nel governo, con cambi al Viminale (che andrebbe al Pd o a Di Maio) e alle Infrastrutture. Solo ipotesi, per ora. Il Pd continua a smorzare le tentazioni di crisi rilanciando sul piano delle proposte per "cambiare l'Italia" con il Recovery e sostenendo che l'unica alternativa a questo governo sono le elezioni, magari con un'alleanza Pd-M5s (Renzi si tira fuori) e una lista Conte.

Intanto i presidenti dei gruppo parlamenti di LeU, Loredana De Petris e Federico Fornaro hanno presentato al presidente del Consiglio "le osservazioni e le proposte di Liberi e Uguali per il Recovery Plan italiano. Nel documento abbiamo ritenuto fondamentale riaffermare che i fondi destinati alla Sanità, pari ad appena 9 mld, sono largamente insufficienti, anche tenendo conto di alcuni programmi trasversali", hanno detto.

"Il Servizio sanitario nazionale - hanno spiegato Fornaro e De Petris - ha per noi un'importanza strategica decisiva. E' quindi necessario l'investimento di ben più ampie risorse soprattutto sul fronte dell'assistenza di prossimità e della medicina territoriale. Salute, quindi, ma anche ambiente, infrastrutture sociali, istruzione e ricerca, mobilità sostenibile e mezzogiorno gli assi portanti delle nostre priorità".

"L'intero impianto del programma Next Generation Eu - proseguono i due capigruppo - lega la crisi sociale e quella ecologica. E' dunque necessario abbandonare l'impostazione micro progettuale per adottare una visione complessiva, quella che papa Francesco ha definito 'Ecologia integrale', rifiutando quindi qualsiasi operazione di greenwashing e di dispersione delle risorse in microprogetti".

"Nel documento oltre ad aver segnalato l'inadeguatezza di alcuni dei progetti proposti, chiediamo la revisione, non più rinviabile, degli obiettivi del PNIEC, investimenti massicci in idrogeno verde e non blu, impegno a un uso solo residuale del gas come risorsa energetica. Sono urgenti poi maggiori investimenti nella forestazione urbana e nell'economia circolare, nonché la transizione energetica dell'edilizia residenziale pubblica per consentire una maggiore equità sociale. Gli obiettivi di mitigazione della crisi climatica e ambientale necessitano altresì di investimenti per agricoltura e mobilità sostenibili, proseguono i capigruppo di LeU".

"Riteniamo un errore grave e da correggere - aggiungono - il non aver considerato le infrastrutture sociali come asse strategico. Si tratta infatti di un intervento decisivo per garantire la terza linea strategica del NGEU, quella dell'inclusione sociale. Altrettanto inspiegabile è poi la quasi scomparsa dalla bozza degli investimenti volti a colmare il divario tra il Sud e il resto d'Italia, tra i principali destinatari dei 209 miliardi del PNNR. E' infine necessario investire nel potenziamento della didattica e nel diritto allo studio in favore dei redditi più bassi e rafforzare la ricerca pubblica, concludono i presidenti dei gruppi di LeU".
   

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