Quarantatré anni fa, il 29 novembre 1977, dopo tredici giorni di agonia, morì a Torino il giornalista Carlo Casalegno, torinese, 60 anni, editorialista e vice direttore del quotidiano "La Stampa". Il 16 novembre due killer delle Brigate Rosse lo avevano sorpreso senza scorta nell'androne di casa. Per la prima volta i terroristi della stella a cinque punte spararono per uccidere un giornalista che apertamente contestava il terrorismo e la lotta armata. Carlo Casalegno aveva trascorso la giornata, come sempre, in redazione. Si era attardato per finire il suo lavoro, rinunciando a farsi accompagnare a casa dal direttore Arrigo Levi, con l'auto blindata e la scorta che lo proteggeva. Alla "Stampa" Arrigo Levi era l'unico dotato di una scorta e, da quando Carlo Casalegno era oggetto di minacce terroristiche, la metteva a sua disposizione.
Erano giornalisti e sono morti per la verità e per i lettori IL MAGAZINE
Carlo Casalegno era un grande lavoratore. Aveva passione per il suo lavoro. Alberto Sinigaglia, il suo collega della "Stampa" con cui parlò per ultimo, racconta in un articolo come si svolse quell'ultima giornata del vicedirettore. L'articolo - LEGGI - arricchisce la documentazione contenuta nel sito web "Cercavano la verità" www.giornalistiuccisi.it di Ossigeno per l'Informazione, dove si trovano anche una ricostruzione più completa, una bibliografia e altre informazioni, fra le quali la ricostruzione dell'inchiesta giudiziaria che ha portato a individuare e condannare killer e complici. Sullo stesso sito sono ricostruite e corredate di documenti le storie di atri 29 giornalisti italiani uccisi mentre "cercavano la verità".
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