Il coronavirus (perlomeno per quanto riguarda l'apertura della Russia nei confronti del mondo) potrebbe paradossalmente avere un effetto positivo. Ora le frontiere sono chiuse a tutti gli stranieri ma, quando riapriranno, si porrà il problema di come gestire il turismo.
Così il Rostourism, l'ente del turismo russo, sta facendo pressioni sulle autorità, ministero degli Esteri in testa, perché vengano semplificate il più possibile le procedure per ottenere il visto, incrementando di conseguenza i numeri d'ingresso pre pandemia.
A farlo sapere è la testata economica RBK. La Russia, secondo Rostourism, dovrebbe allora introdurre visti turistici per più ingressi validi fino a cinque anni - le regole attuali invece consentono ai turisti solo visti d'ingresso singolo e doppio.
L'idea potrebbe passare dato che Mosca batte sempre il tasto sulla "reciprocità" (motivo per cui esistono i visti per gli europei) e il blocco Schengen già li prevede. Non solo.
Rostourism vuole inoltre ridurre i tempi di ottenimento dei visti a tre giorni lavorativi e vuole estendere gli e-visti, che entreranno in vigore il primo gennaio 2021, da 16 giorni a 90-120 giorni (e renderli anch'essi a più ingressi). Un pacchetto d'interventi ambizioso che semplificherebbe molto le pratiche di viaggio in Russia e aprirebbe il Paese a un flusso maggiore di turisti, soprattutto dall'Europa.
Il settore, d'altra parte, è già in ginocchio: secondo l'ente le perdite sono nell'ordine dei 4 miliardi di euro a trimestre.
Ma la riforma, se così si può dire, potrebbe contribuire non solo a ripristinare ma anche ad aumentare il turismo fino al 30% rispetto ai livelli pre-crisi, sostiene il capo di Rostourism Zarina Doguzova. E, cosa non secondaria, rinfrescare l'immagine della Russia, che nel 2019 era al 123esimo posto tra 140 Paesi in termini di apertura internazionale. Insomma, quando si potrà tornare a viaggiare, verso la Russia forse lo si potrà fare persino più facilmente. Ci voleva proprio l'apocalisse