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Governo pone la fiducia sul dl crescita. Stralciata norma su fondi sviluppo

Governo pone la fiducia sul dl crescita. Stralciata norma su fondi sviluppo

Sull'emendamento c'era lo stop della Ragioneria

20 giugno 2019, 16:11

Redazione ANSA

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Il ministro Barbara Lezzi e il premier Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro Barbara Lezzi e il premier Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il ministro Barbara Lezzi e il premier Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il ministro ai Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro ha posto, a nome del governo, la questione di fiducia sul decreto legge crescita in Aula alla Camera. Si voterà domani pomeriggio.

Dopo il voto di fiducia sul decreto legge crescita, l'Aula della Camera sarà impegnata con l'esame degli ordini del giorno e successivamente con il voto finale. Il timing per l'ok di Montecitorio non è però ancora stato fissato. Una volta approvato dall'Aula della Camera, il provvedimento passerà all'esame del Senato. Il testo deve essere convertito in legge entro la fine del mese, pena la sua decadenza.

Il testo è tornato in Aula dopo l'approvazione di una decina di modifiche in commissione. Stralciata, dopo le polemiche, la norma che trasferiva la titolarità dei Fondi sviluppo e coesione alle Regioni.

Nei documenti di lavoro preparatori delle sedute della commissioni sul decreto Crescita c'era uno stop della Ragioneria alla riformulazione dell'emendamento che trasferiva alle Regioni la titolarità dei fondi per il Sud Fsc. Nelle sue osservazioni alla griglia degli emendamenti la Ragioneria notava in primis che il ciclo di programmazione 2021-27 non è né "avviato né tantomeno finanziato con risorse statali" e quindi anche le modalità della sua gestione potevano essere "più utilmente e organicamente definite" in avvio della nuova programmazione. In più la norma era "genericamente formulata", e, si legge nel documento di lavoro, "non si comprende cosa si intenda" con l'espressione "titolarità e gestione delle risorse". Non si specificavano nemmeno "tempi e modalità" di trasferimento di questi fondi, con il rischio di determinare "elevati oneri di cassa per il Bilancio dello Stato" oltre a rendere difficoltosa la riprogrammazione con trasferimenti slegati dall'esecuzione delle opere. Per tutti questi motivi la Ragioneria esprimeva "parere contrario" all'emendamento.

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