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Stefano Cucchi: "Sappiamo chi è stato", sit in davanti al tribunale di Roma

Udienza del processo bis a carico di cinque carabinieri

"Sappiamo chi è Stato - con Stefano nel cuore, con il sangue agli occhi". E' lo striscione esposto questa mattina fuori dal tribunale di Roma da alcuni manifestanti che hanno organizzato un sit in in occasione dell'udienza del processo bis a carico di cinque carabinieri per la vicenda di Stefano Cucchi. Al presidio hanno preso parte un centinaio di persone e diverse associazioni, tra cui , il collettivo Sapienza clandestina, Rete No Bavaglio, onlus Alterego Fabbrica dei diritti, Acad associazione contro gli abusi in divisa.

Infermiere, in caserma disse 'non ho bisogno di niente' - "Trovai Cucchi entro una cella poco illuminata. Era disteso sul letto, rivolto verso il muro e coperto fino alla testa. Lo salutai, e mi rispose 'Non ho bisogno di niente'". Così Francesco Ponzo ha raccontato oggi in aula il suo 'contatto' con Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato nell'ottobre 2009 a Roma per droga e poi morto una settimana dopo in ospedale. L'esame si è svolto nell'ambito del processo che, davanti alla prima Corte d'assise, per la morte di Cucchi vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. L'infermiere Ponzo era componente dell'ambulanza che nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009 intervenne su chiamata nella caserma dei carabinieri di Tor Sapienza, dove Cucchi era stato portato. "Vidi Cucchi un po' in viso, per pochi secondi - ha detto l'infermiere - Aveva pupille normali e una ecchimosi nella zona zigomale destra. Da sotto le coperte emergeva solo il braccio destro. Riuscii a prendergli il battito e la pressione, erano normali. Mi sembrò una persona magra con una muscolatura tonica. Gli dissi 'Vieni con me, andiamo in ospedale. Se hai qualche tipo di problema, poi magari ne parliamo in separata sede. Per la mia insistenza, lui si irritò. Alla fine risalimmo, prendemmo i dati e andammo via". Sentiti oggi in aula anche il barelliere della stessa ambulanza (che ha detto di essere rimasto fuori della cella) e l'autista (che rimase all'esterno della caserma).

Medico tribunale, camminava a fatica e chiese farmaco - Stefano Cucchi, visitato nelle celle del tribunale di Roma dal medico della struttura giudiziaria, "disse di avere dolori alla zona sacrale e agli arti inferiori. Camminava da solo, al massimo appoggiandosi con la mano al muro. Era leggermente curvo, scaricava parte del peso sul muro; chiese un farmaco che prendeva abitualmente". Così Giovanni Battista Ferri, responsabile dell'ambulatorio medico della Città giudiziaria di Roma, sentito nel processo per la morte di Cucchi. Fu lui, intorno alle 14 del 16 ottobre 2009 (il giorno dopo l'arresto del giovane per droga) ad essere avvisato della presenza di Cucchi nelle celle del tribunale a conclusione dell'udienza di convalida. "Andai nelle celle, mi presentai e gli chiesi cosa potevo fare per lui; la risposta fu che non aveva bisogno di nulla". Sulle condizioni di Cucchi, "Lo vidi solo in viso. Nel referto scrissi che aveva lesioni ecchimotiche su entrambi gli occhi e che aveva riferito dolori alla regione sacrale e agli arti inferiori. Secondo me erano lesioni da evento traumatico, e dal dolore sembravano lesioni recenti, ma lui rifiutò di farsi visitare". E alla richiesta sul come si fosse procurato quel dolore, la risposta fu "che era caduto dalle scale il giorno precedente, anche se quella risposta non mi convinse. Comunque, le sue condizioni di salute consentivano di andare in carcere; era idoneo per il carcere". Prima del dottor Ferri è stato sentito anche un ex detenuto, portato nelle celle di piazzale Clodio lo stesso giorno di Cucchi dopo un arresto per spaccio, il quale ha detto di aver sentito Cucchi bussare alla porta della cella. "Chiedeva la terapia e il metadone, chiamava le guardie, ma non venivano. E allora qualcuno dalle celle disse di non chiamarle 'guardie', ma 'agenti'. E quando comunicò a chiamarli così, loro arrivarono".

Agente penitenziaria, evidente che era stato pestato -"Secondo me quel ragazzo aveva avuto qualche problema, secondo la mia esperienza aveva preso qualche schiaffo, qualche pugno. Era evidente che era stato pestato". Lo ha detto durante la sua deposizione l'ispettore superiore della Penitenziaria Antonio La Rosa durante il processo che vede imputati per la morte di Stefano Cucchi cinque carabinieri, tre dei quali per omicidio preterintenzionale. "Vidi per la prima volta Stefano Cucchi alle celle d'uscita del tribunale. Non si reggeva in piedi, camminava male, in viso era parecchio rosso, aveva segni evidenti di occhiaie profonde", ha aggiunto. Le condizioni di Stefano Cucchi mentre si trovava nella città giudiziaria di Roma prima e dopo l'udienza di convalida del suo arresto per droga, sono state al centro delle ultime testimonianze di oggi - quelle di alcuni agenti della polizia penitenziaria.

Subito dopo l'udienza di convalida dell'arresto, "Cucchi mi chiese se a Regina Coeli ci fosse una palestra perché lui faceva il pugile - ha continua La Rosa - Non lo sapevo, ma era una richiesta strana. E quando gli chiesi cosa gli fosse accaduto, mi rispose che era scivolato dalle scale mentre scappava. Fu un altro detenuto che disse 'Ma quale caduta dalle scale, lui ha avuto un incontro di boxe&hellip solo che lui era il sacco'. E Cucchi non ribattè nulla". Un altro agente della penitenziaria, l'assistente capo Luciano Capo, ha focalizzato l'attenzione sull'ispezione ai detenuti ("quella su Cucchi non è stata come le altre, lui alzò solo la maglietta, era tutto rosso e non ritenni opportuno la togliesse. Non fece poi la prevista flessione sulle gambe perché non ce la faceva, gli faceva male"), così come il collega Salvatore Mandaio che, vedendo Cucchi, ha detto di aver pensato "che era stato picchiato, più che altro per i segni sulla schiena. Era sofferente nella camminata". Prossima udienza, l'11 ottobre per l'audizione di altri dieci testimoni dell'accusa.

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