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Renzi: politica non subalterna a pm, c'è offensiva media

Botta-risposta con Davigo. Governo stretta su ascolti ma dopo 17

"Io non accuso i pm, io li sprono, ma la politica è una cosa bella e non accetteremo mai di renderla subalterna a niente e nessuno". Chiudendo la sua settimana "impegnativa" alla scuola politica del Pd, il premier Matteo Renzi sceglie di tornare sul dibattito con i magistrati legato all'inchiesta su Tempa Rossa. E, ancora una volta, ribadisce di non aver mai attaccato i pm nella direzione Pd di lunedì scorso, ma torna a tracciare una linea di confine netta tra il potere giudiziario e quello legislativo. Tra la magistratura e la politica. E lo fa non risparmiando una stoccata ai giornali per le intercettazioni pubblicate. "C'è stata un'offensiva mediatica, ogni giorno usciva il nome di un ministro. Tutto casuale naturalmente", commenta Renzi calcando le sue parole di ironia. Media, magistratura, intercettazioni. Questi tre elementi si intrecciano nell'intervento - annunciato solo all'ultimo - del premier a Classedem. Un intervento che arriva nel giorno dell' elezione alla presidenza dell'Anm di Piercamillo Davigo. E tra il premier e il magistrato che fu del pool Mani Pulite si innesca già un primo botta e risposta. Quel "'brrr.. che paura' non mi è piaciuto per niente. Con il governo bisogna dialogare, ma nel rispetto della nostra dignità", scandisce Davigo nel suo intervento al parlamentino del sindacato delle toghe facendo riferimento ad una frase di Renzi di qualche tempo fa. "La magistratura si rispetta chiedendo di fare ciò che da secoli deve fare e su cui noi non mettiamo bocca così come la magistratura non mette bocca nel procedimento legislativo. Sarebbe una clamorosa invasione di campo", replica Renzi, rimarcando: "I pm hanno tutto il nostro sostegno, ma le sentenze si fanno nei tribunali, quelli da condannare si trovano nei tribunali" e non "in un giornale che pesca in un anno e mezzo di intercettazioni la frase più a effetto".

Ed è qui che entra l'elemento mediatico. "Non cambiate mai umore sulla base di ciò che scrivono i giornali su di voi, non fatevi influenzare dalle tendenze dei social", sottolinea il premier dando i suoi 'consigli' finali agli studenti Dem ma parlando, di fatto, della sua reazione di questi giorni alla pubblicazione delle intercettazioni, a cominciare da quelle dell'ex ministro Guidi. Intercettazioni sulle quali il governo vuole accelerare, ma solo dopo il referendum del 17 aprile. La riforma del processo penale (che contiene la delega al governo sulle intercettazioni) approvata alla Camera nel settembre del 2015, è rimasta a lungo ferma al Senato, ostaggio, tra l'altro, di alcune 'frizioni' tra Pd e Ncd sul tema della prescrizione che potrebbe venire inserito nel testo. Ora, "c'è la necessità di procedere", spiegano dal governo definendo "un fatto di civiltà" la scelta di una stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni. Nella delega, si sottolinea, non verrà toccata l' intercettazione come strumento di indagine, ma solo la parte che riguarda il rispetto della privacy. Lunedì, invece, saranno le riforme costituzionali a segnare l'agenda del premier, che parlerà in Aula prima del voto finale. Riforme sulle quali il M5S ha chiesto il rinvio del voto a dopo la mozione di sfiducia del 19 aprile. "Non votare non è democrazia", ribatte Renzi mettendo il M5S tra i protagonisti di quel "disegno organico per trasformare la verità" in atto in questi giorni. "Cercate la verità, la verità esiste", rimarca Renzi prima di lasciare gli studenti con un concetto a lui caro: "la democrazia richiede decisioni, bloccarle porta all' anarchia".

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