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Grecia: Merkel, porte aperte ma Atene faccia riforme

A Berlino conferenza stampa della cancelliera con Matteo Renzi

Matteo Renzi vola a Berlino, misura le parole in un difficile gioco di equilibrismo, ma fa una scelta di campo. E tra un Hollande che auspica soluzioni per il caso greco prima del referendum di domenica e la chiusura della Germania, il premier sposa la linea di Angela Merkel. Il referendum "è un errore, una scelta politica molto azzardata. Se ci sarà partiremo da lì, dal dopo. Se non ci sarà, andremo sulle linee di discussione che ci sono", dice davanti ad una cancelliera che continua a ripetere di essere contraria a riaprire il negoziato con Atene prima di domenica prossima. Posizione confermata dall'Eurogruppo, che ha congelato nuovi incontri fino a lunedì. Il premier arriva in Germania in uno dei giorni più difficili dell'euro. La visita era programmata da tempo e in agenda c'era l'Europa e la necessità di cambiare passo per sostenere la crescita. Di certo non si aspettava che la missione sarebbe coincisa con il culmine della crisi di Atene.

E le sue parole, prima alla Humboldt University, poi nella conferenza stampa con la cancelliera, appaiono misurate, 'pesate' attentamente con il bilancino. Bolla come un "errore" la decisione di Tsipras di andare alla consultazione popolare ("spero fino all'ultimo che si possa evitare, anche se adesso è difficile", dice in un'intervista mattutina alla Zdf, prima dell'incontro con Merkel), torna a richiamare Atene alle proprie responsabilità, alle "regole" e alle "riforme strutturali". Ribadisce che "non abbiamo tagliato le baby pensioni in Italia per farle pagare in Grecia". Ricorda che si tratta di un referendum "politico" tra "euro e dracma" e invita i leader e la commissione Ue a "non ficcarci il naso" rischiando così solo di fare "un regalo a Syriza". Ma in un gioco di specchi, con un occhio anche a quell'asse trasversale pro-Tsipras che passa pure per la minoranza del suo partito, rilancia anche sulle responsabilità dell'Europa: ciò che sta avvenendo sulla "Grecia non è il paradigma della nuova Europa che abbiamo in mente", spiega davanti alla platea del più antico ateneo berlinese ribadendo il suo refrain di sempre per più crescita e investimenti, meno austerity e per un cambio di passo.

"L'Europa della sola visione economica ha fallito, bisogna avere il coraggio di ammetterlo": forse "ha funzionato per la Germania, ma non per l'Europa", aggiunge. L'alleanza con la Merkel appare così soprattutto di metodo: una linea di 'fermezza' verso Tsipras e quel referendum di troppo che - nel ragionamento del premier - rischia di essere una trappola demagogica e rischia di alimentare le forze europee anti-euro. La linea Renzi-Merkel sembra così passare principalmente per un messaggio ad Atene di compattezza di un'Ue che non cede ai ricatti e ai rimescolamenti delle carte.

In nome della costruzione di "un'Europa orientata al cambiamento: questa è la nostra missione", dice Renzi spiegando che "appena finiremo di parlare della Grecia potremo finalmente parlare dell'economia in Europa, il modello di sviluppo da immaginare per i prossimi 15 anni nel nostro continente". Perché non si può rischiare di "essere fanalino di coda invece che locomotiva", ripete pronto a rivendicare quanto fatto in Italia. Orgoglioso del lavoro sulle riforme (per le quali da Berlino annuncia il referendum costituzionale a giugno 2016) ma anche sul fronte della crescita e dell'occupazione: "C'è ancora molto da fare ma l'Italia è tornata in pista e ha voglia di correre più veloce di tutti, superando anche la Germania", dice. E incassa un'altra piena promozione della cancelliera che parla di "giusta direzione e lavoro impressionante dell'Italia sulle riforme". "Sono più preoccupato per il terrorismo che per la Grecia e la vera questione in Europa è la crescita per tutti, non l'Iva delle isole greche", chiosa lasciando Berlino dopo aver salutato Frau Angela con un bacio.

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