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Pd: Civati dopo l'addio al Gruppo della Camera abbandona anche il Partito

Lo sfidante di Renzi alle primarie: "Non mi sento più di votare la fiducia al governo Renzi"

Non è solo addio al gruppo del Pd, ma un addio al partito. Lo puntualizza Pippo Civati sul suo blog, spiegando le ragioni della sua "sfiducia" in Renzi che lo hanno portato a lasciare i Dem, un "partito nuovo e diverso, fondato sull'Italicum e sulla figura del suo segretario", nel quale "chi non è d'accordo, viene solo vissuto con fastidio". "Siamo dispiaciuti ma non preoccupati", la replica dal Pd con Lorenzo Guerini.

Civati ha spiegato, durante un'intervista  a "Otto e mezzo" su La7 di non aver parlato con Renzi prima di annunciare la sua decisione. "Renzi non ha rispettato il programma elettorale con il quale siamo stati eletti, a cominciare dalla legge elettorale e dalle riforme. Ha parlato di risultati straordinari del jobs act che non si vedono. Non cito Enrico Letta per amor di patria. Io non ho tradito. Io rispetto gli elettori con i quali mi sono impegnato anni fa e la mia coscienza".

"Nuovo partito? Penso che sia un lavoro che dobbiamo fare nelle prossime settimane. Ci sono persone che sono candidate per il Pd e che mi sono vicine: votate per loro, ha detto Civati. Fino alle Regionali non si parlerà di nuovo partito, ma di questa esigenza si parlerà questa estate". E sull'Italicum ha aggiunto: la firma di Mattarella "la davo per scontata, anche se secondo me la Consulta qualcosa da dire ce l'ha".

"Non mi sento più di votare la fiducia" -  "Esco dal gruppo del Pd. Percoerenza con quello in cui credo e con il mandato che mi hanno dato gli elettori - spiega Civati - non mi sento più di votare la fiducia al governo Renzi. La conseguenza è uscire dal gruppo". 

Pd, dispiaciuti ma non preoccupati - "Sono dispiaciuto ma era una decisione preannunciata da tempo". Così il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini a proposito della scelta di Civati di lasciare il gruppo. Per quanto riguarda la maggioranza al Senato Guerini dice di non essere "impensierito, non credo che la minoranza Pd lo seguirà anche se dovete chiedere a loro".

Speranza, Civati dimostra malessere serio - "L'addio di Civati è un atto che ci deve far riflettere e non è liquidabile con una scrollata di spalle ma testimonia un malessere. Non condivido l'uscita dal Pd ma il fatto che una persona che abbia preso circa 400mila preferenze alle primarie se ne vada deve far riflettere". Così Roberto Speranza reagisce all'addio di Civati al Pd.  "In questi mesi - spiega Speranza - spesso non siamo stati d'accordo ma il suo addio dispiace molto. Io penso che ci sono le condizioni per lavorare dentro il Pd e battersi perchè resti di sinistra e non diventi tutto e il contrario di tutto". Sul rischio che nel Pd si consumi una scissione silenziosa di dirigenti e militanti, l'ex capogruppo spiega che "bisogna lavorare perchè non avvenga ma vedere Bondi che vota il Def mentre il mondo largo della scuola protesta provoca inquietudine nel nostro elettorato".

Ieri, parlando del ribelle Dem, Renzi aveva detto: "Siamo per tenere tutti dentro".

Sel,pronti a discutere con Civati e su nuova forza politica - "Siamo pronti a discutere con Civati e dare vita al più presto ad una forza politica in grado di dare voce alle tante distanze dal Pd che sono vicinanze per Sel". Lo ha detto il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni. "Siamo pronti a mettere in discussione l'assetto dei nostri gruppi parlamentari e del partito perché sappiamo che oggi è il tempo per costruire una risposta", ha aggiunto.

Da 'sodale' di Renzi a suo maggiore critico

Nel 2010 Pippo Civati inaugurava la Leopolda, spalla a spalla con Matteo Renzi. Un sodalizio, presto rotto, nel nome della 'rottamazione'. Poi la sfida proprio Renzi alle primarie per la segreteria del partito dell'8 dicembre 2013 alle quali arriva terzo ma non troppo distante da Gianni Cuperlo.

Pippo Civati e' nato a Monza lo stesso giorno di Barack Obama, il 4 agosto, lo stesso anno di Renzi, il 1975. Ha la battuta pronta e la capacita' di trasformare in slogan anche il suo nome: "CiVoti".

Ma alle spalle studi di filosofia con un focus sul Rinascimento, dopo la maturita' classica. Collabora con l'Universita' di Milano, con l'Istituto di studi sul rinascimento e con l'Universita' di Barcellona. Ma intanto intraprende la carriera politica.

Comincia nei Giovani progressisti, partecipando ai comitati per Romano Prodi nel 1995, mentre e' all'universita'. Nel '97 viene eletto nel consiglio comunale di Monza, poi diventa segretario cittadino dei Democratici di sinistra. Nel 2005 l'approdo in Consiglio regionale della Lombardia per l'Ulivo con 19.347 preferenze. Rieletto nel 2010, porta avanti le sue battaglie su temi come l'integrazione e i beni comuni, "contro le becere politiche leghiste" e la "deriva dell'amministrazione Formigoni" (sul 'celeste' scrive anche un libro: "Formigoning").

Dalla sua Monza, Civati guarda pero' sempre piu' alla politica nazionale. Si fa notare tra i trentenni che avanzano nel nuovo Pd e nel 2009 entra nella direzione nazionale del partito. Viene nominato presidente del Forum per i nuovi linguaggi e le nuove culture. E' tra i piu' attivi sul Web con un blog molto seguito, i cui post rilancia sui social network.

Nel 2010 il consigliere lombardo chiama a raccolta i delusi del centrosinistra con "Andiamo Oltre" e un simbolico "contratto a progetto" di tre mesi. Alla scadenza, rilancia con "Prossima fermata: Italia" e con Renzi anima l'appuntamento alla Leopolda di Firenze. I due "rottamatori" sembrano destinati a marciare insieme, ma presto si separano. Uniti dall'istanza del rinnovamento, hanno posizioni distanti su molti temi. Nel 2013 Civati sbarca in Parlamento, deputato per la prima volta, e lancia la sua corsa per la segreteria del Pd. Non condivide la linea del suo partito sulle larghe intese e non vota la fiducia al governo Letta, ma quando il partito gli chiede di non votare la mozione di Giachetti sul Mattarellum, si adegua: "Alla fine faccio le cose sbagliate che mi dice il mio partito. Da segretario faremo le cose giuste".

Non ha votato la fiducia al governo Letta scegliendo di non partecipare al voto alla Camera. E non ha votato la fiducia sull'Italicum scegliendo poi di uscire dal gruppo.

Ieri, durante una manifestazione a Bolzano a un militante che urlava 'Abbasso Civati', il premier Matteo Renzi aveva replicato: "Ma quale abbasso! Viva viva viva!Noi siamo per tenere tutti dentro".

 

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