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Ddl anticorruzione in Aula, ma l'ok arriverà a fine mese

Martedì alla Camera riforma prescrizione

Dopo oltre due anni di gestazione e infiniti "stop and go" (venne presentato a Palazzo Madama da Pietro Grasso il 15 marzo del 2013), il disegno di legge anticorruzione conclude il suo iter in commissione Giustizia del Senato e approda in Aula. Anche se solo per l'illustrazione del testo da parte del relatore Nico D'Ascola (Ncd). L'importante, si spiega in ambienti parlamentari del centrosinistra, era che in giorni come questi, che vedono in difficoltà il governo per via del coinvolgimento nell' inchiesta giudiziaria "Grandi opere" del ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, il provvedimento si incardinasse in Assemblea, uscendo dalla "palude della commissione". Era "un segnale necessario" da dare all'opinione pubblica, si sottolinea, anche "a livello di immagine".

Per il voto definitivo, però, è probabile che si dovrà aspettare la fine del mese. Dopo la relazione di D'Ascola, in un emiciclo semideserto, la seduta si è chiusa ed è stata riconvocata per martedì prossimo, 24 aprile. Lo stesso giorno in cui va in Aula, ma alla Camera, l'altro provvedimento "clou" per la giustizia: la riforma della prescrizione. Ma martedì al Senato c'è ancora il decreto banche il cui esame potrebbe concludersi in giornata anche se è previsto il voto di fiducia. Poi toccherà al ddl corruzione, ma c'è ancora la discussione generale da fare e poi c'è il vaglio degli emendamenti "su alcuni dei quali c'è ancora molto da discutere", come osserva il capogruppo di Sel Loredana De Petris. E' vero che nella Capigruppo di martedì scorso si è deciso di far slittare il ddl sui numeri identificativi per le forze dell' ordine che altrimenti si sarebbe dovuto discutere prima (sembra che il governo voglia presentare in contemporanea un ddl di riforma dell'arresto in flagranza), ma i tempi non si annunciano brevissimi. Alcuni senatori di FI, infatti, tra cui Ciro Falanga, intendono sollevare eccezione di costituzionalità (il deposito è previsto lunedì 23) per via dell'emendamento sul falso in bilancio. La proposta di modifica del governo, spiega Falanga, "fa riferimento alla norma sulla tenuità del fatto, delineata nel recente Consiglio dei ministri, che però non è ancora entrata in vigore", e "questo non può essere. Chiunque potrebbe ricorrere alla Consulta contro l'intero provvedimento".

Ma allora perché il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma non l'ha dichiarato inammissibile due giorni fa quando venne presentato? "A norma di regolamento - insiste Falanga - non avrebbe potuto farlo perché la commissione non era in sede deliberante. Toccherà al presidente del Senato decidere sulla questione". D'Ascola intanto si dice scettico sul punto visto che quella sulla tenuità del fatto è comunque "una norma vigente, cioè già pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e quindi conoscibile dai vari parlamentari che devono mettere a punto gli emendamenti per l'Aula". Mentre per il capogruppo M5S Cioffi "tutta la storia è solo una farsa per perdere altro tempo".

Nell'attesa, è querelle a distanza tra Grasso e Palma che da tempo si "battibeccano" sul provvedimento. Al primo, che aveva accolto l'emendamento del governo dopo mesi di annunci con un "Alleluja!", il secondo ribatte con "un più laico evviva!". E Grasso controreplica: "Alleluja o evviva ciascuno esulti come vuole, il ddl è arrivato in Aula: era ora! Un passo importante per un cammino ancora lungo". Mentre impazzano le inchieste giudiziarie contro la corruzione infatti, il ddl che punta tra l'altro a far tornare il falso in bilancio un reato a tutti gli effetti, dopo il Senato dovrà passare ancora il vaglio della Camera.

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