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Tensioni su emendamento frequenze Tv

In ballo 50 milioni da chiedere a Rai e Mediaset

Non serve rivangare il lodo Retequattro, basta tornare indietro di pochi anni alla battaglia attorno al beauty contest, che avrebbe regalato nuova capacità trasmissiva a Rai e Mediaset, per ricordarsi quanto il tema delle frequenze abbia scaldato, in epoca berlusconiana, gli animi della politica. L'ultimo caso è quello dei canoni annuali per l'utilizzo delle frequenze che il governo, riformulando un emendamento al milleproroghe, riporta sotto il controllo del ministero dello Sviluppo Economico dopo le polemiche scaturite dalla delibera AgCom dello scorso settembre, che garantiva un maxi-sconto alla tv pubblica e al Biscione.

Quel provvedimento, in applicazione della legge Passera-Monti del 2012, superava il precedente regime, che imponeva ai broadcaster di versare l'1% del fatturato. Per il 2013 l'importo complessivo è stato inferiore ai 50 milioni di euro, coperto quasi interamente da Rai e Mediaset, che hanno versato rispettivamente 26,2 milioni e 17,7 milioni. Con le regole decise dall'Autorità l'onere passava dalle emittenti agli operatori di rete (nel caso di Rai e Mediaset, dunque, a Rai Way ed Ei Towers) e le quote da pagare venivano legate alla quantità e alla qualità delle frequenze utilizzate, al di là dei fatturati.

Il tutto con un risparmio per la Rai di circa 23 milioni e per Mediaset di 17 milioni, e un aggravio per le tv locali. La delibera provocò l'opposizione del governo, con il sottosegretario Antonello Giacomelli, che aveva già tentato di azzerarla, 'congelando' i canoni al livello del 2013, con un emendamento alla legge di stabilità poi dichiarato inammissibile. Nell'attesa di una norma di legge, necessaria per superare la delibera Agcom, è intervenuto un decreto ministeriale con un regime transitorio che ha previsto per gli operatori di rete il versamento entro il 31 gennaio 2015 di un acconto pari al 40 per cento di quanto versato nell'anno 2013: Rai ha sborsato dunque 10 milioni, Mediaset 7.

Ora l'emendamento stabilisce che l'importo dei contributi (ma anche dei diritti amministrativi) è determinato con decreto del Ministero dello sviluppo economico "in modo trasparente, proporzionato allo scopo, non discriminatorio", assicurando - come già previsto dal decreto ministeriale - entrate complessive non inferiori a quelle previste nel 2013. Il pagamento del saldo è fissato per il 30 giugno. E' probabile, dunque, che Rai e Mediaset finiscano con il pagare somme simili a quelle previste nel precedente regime, considerando che a pagare saranno sempre gli operatori di rete, e non le emittenti, ma che gli operatori verticalmente integrati (che svolgono anche attività editoriale) saranno tenuti a versare di più degli operatori puri.

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