Iin cella, a testa alta in rispetto istituzioni

(ANSA) - MESSINA, 16 MAG - Ha trascorso la prima notte in carcere in una cella singola, Francantonio Genovese, costituitosi a Gazzi dopo l'ok della Camera alla richiesta d'arresto nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Messina che indaga sullo scandalo dei 'corsi d'oro', finanziati con fondi pubblici. Nel penitenziario, Genovese, ex segretario del Pd siciliano, è entrato con un borsone, abiti ed effetti personali presi ieri sera dalla sua abitazione dove s'è recato per abbracciare i suoi familiari prima di costituirsi.
    "Entro a testa alta in carcere perché ho fatto quello che dovevo fare, nel rispetto massimo delle istituzioni", ha detto Genovese al suo legale, avvocato Antonino Favazzo.
    Mentre la Camera ieri votava per il suo arresto, Genovese era a bordo di un volo che lo avrebbe condotto a Reggio Calabria, poi in traghetto a Messina, assieme alla moglie, al suo avvocato, seguito dagli agenti della squadra mobile fino alla sua abitazione dove ha salutato i figli.
    Genovese, uomo politico molto influente, è socio del gruppo Franza e di Matacena nella società dei traghetti 'Caronte e Tourist', ed ha altre numerose attività in diversi settori. E' stato sindaco, deputato regionale, segretario regionale del Pd e poi deputato nazionale, ora alla sua seconda legislatura. E' definito anche "mister 20mila preferenze" per i voti presi nelle ultime primarie del Pd, superando alcuni big democratici tra cui Fassina. Dall'apertura dell'inchiesta sui "corsi d'oro", che ha coinvolto anche alcuni suoi familiari indagati in vari filoni, è cominciato il declino politico di Genovese: a Messina, alle ultime amministrative, il suo candidato è stato sconfitto spianando la strada a sorpresa al pacifista Renato Accorti, eletto sindaco contro ogni pronostico.
    L'avvocato Favazzo è convinto che "un cittadino comune non sarebbe stato arrestato", e che "Genovese paga per essere un deputato e per la campagna contro la politica", sostenendo l'esistenza del fumus persecutionis. "E la dimostrazione - aggiunge il legale - è che i correi nell'inchiesta sono ai domiciliari o liberi". Duro il deputato regionale del Pd Franco Rinaldi, cognato di Genovese e anche lui indagato nell'inchiesta sui "corsi d'oro".
    "Quello che hanno fatto a mio cognato la ritengo una schifosissima scelta elettorale". Rinaldi è capo del collegio dei Questori all'Assemblea regionale siciliana, e dunque sovrintende alle scelte economico-finanziarie di palazzo dei Normanni. "Da come hanno esposto la questione i relatori di maggioranza si capisce che non hanno letto le carte", sostiene Rinaldi. "Hanno sacrificato un uomo per fini elettorali, il Pd lo ha immolato pur di mantenere la castità - insiste - in questo momento non mi interessa niente del risultato elettorale del partito dopo quello che hanno fatto a mio cognato".
    Domani, alle 9.30, è previsto l'interrogatorio di garanzia: Genovese sarà sentito dal gip di Messina, Giovanni De Marco.
    (ANSA).