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Obama, 'credo nelle riforme di Renzi'

Il premier: 'Yes we can'. Visita al Colosseo per presidente Usa: 'Più grande di stadio da baseball'

Paola Tamborlini ROMA

C'è tutto: l'attestato di stima, l'incoraggiamento sulle riforme, l'asse sull'Europa. In un'ora di conferenza stampa, il presidente Usa Barack Obama assicura al premier Matteo Renzi che si fida di lui, delle sue riforme. Che è impressionato dalla sua "energia" e convinto che il premier "saprà portare avanti" il Paese. E che una nuova generazione di leader è "positiva per l'Italia e la Ue". Renzi, che alla Casa Bianca era stato ricevuto da "primo cittadino", come ha ricordato Obama scandendo le parole in italiano, ricambia, definendo il presidente Usa una "fonte di ispirazione" per lui e il suo staff e gli Stati Uniti un "modello". Ma non si tira indietro: "Yes we can ora vale anche per l'Italia - dice - non abbiamo più alibi e agli italiani dico: non cerchiamo scuse. Dobbiamo cambiare noi stessi".

L'incontro a Villa Madama con Renzi è l'ultimo appuntamento istituzionale per Obama, dopo un colloquio di oltre 50 minuti con il papa, che ha impressionato il presidente Usa per la sua compassione per i poveri, la colazione con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, "un uomo di stato forte - dirà in conferenza stampa - l'Italia è fortunata ad averlo" e prima di una visita al Colosseo. Che Obama commenterà in perfetto stile americano: "Eccezionale, incredibile... è più grande di alcuni degli attuali stadi di baseball!".

Con il presidente del Consiglio Obama si intrattiene più di un'ora. I temi sul tavolo sono molti, a cominciare dall'Unione europea, dalla necessità di dare nuova linfa a crescita e occupazione. E poi ancora l'Ucraina, la Nato, i tagli alla difesa. E nel lungo colloquio c'è spazio pure per chiedere un ulteriore appoggio agli Usa sui marò e ringraziare per il supporto dato fino ad ora. L'asse sull'Europa è subito evidente in conferenza stampa, che Obama apre con un "buon pomeriggio" in italiano. Il presidente Usa elogia subito le "azioni intelligenti della Bce" di Mario Draghi, che hanno permesso all'Europa di fare dei passi avanti. E poi aggiunge: il dibattito tra "crescita e austerity è un dibattito sterile. Le finanze pubbliche devono essere in ordine, ma più si cresce e più i conti sono in ordine", dice Obama. Renzi annuisce e torna a ripetere che l'Europa ha bisogno di crescita, che lui punta a "cambiare l'Italia per cambiare l'Europa". E aggancia sempre Roma a Bruxelles, perché è della stessa ricetta che hanno bisogno. Le parole magiche sono sempre le stesse: crescita e occupazione. Ma l'endorsement di Obama rafforza Renzi soprattutto in casa. Naturalmente per l'apprezzamento sul pacchetto di riforme strutturali messe in campo dal premier, ma anche e soprattutto per quella frase sulla consapevolezza del fatto che Renzi "deve prendere decisioni difficili" perché "è nella natura della leadership politica".

Esattamente quello che Renzi intende fare e sta già facendo. Ponendo la fiducia quando necessario. E spiegando ai sindacati che in ogni caso "si va avanti lo stesso". Ma non solo: "Dobbiamo raddoppiare gli sforzi per educare i giovani e fornire competenza per il lavoro. E' fondamentale - dice Obama - sostenere i giovani e i disoccupati e so che il governo italiano lo sta facendo". Musica per le orecchie del premier. Che risponde così: "Obama ha scelto un percorso ambizioso per ricostruire l'economia del suo Paese. Noi abbiamo scelto di usare lo stesso acronimo, Jobs act, per restituire lavoro e spazio ai giovani. Gli Usa sono un modello, ma l'Italia deve fare il proprio compito dando corpo a riforme strutturali".

E anche in politica estera Renzi presenta ad Obama un'Italia che "non è la cenerentola d'Europa". Al presidente Usa che si augura che la Russia attraversi la porta della diplomazia e collabori con tutti noi per risolvere la questione ucraina in modo pacifico" risponde chiarendo che comunque e in ogni caso l'Italia farà la sua parte: "L'economia italiana è in grado di affrontare gli impegni in Ucraina e anche una crisi energetica. Abbiamo sì un grande debito pubblico ma un risparmio privato 4 volte il debito e un avanzo primario". Il clima è disteso e sorridente, Obama scherza con un giornalista della Cnn che si alza per la domanda e ne snocciola quattro. "Ma anche in Italia i giornalisti fanno così?". Renzi alza le braccia: "Non dico nulla sulla stampa italiana". Un siparietto lo fa anche il premier, traducendo ad Obama il 'Mare Nostrum' in "our sea". Poi sorride e commenta, "forse non è la traduzione più appropriata". Ma in attesa di trovarla, porta casa l'appoggio dell'uomo più potente del mondo e un invito alla Casa Bianca. La lunga giornata romana di Obama si chiude con una cena a Villa Taverna. Tra gli ospiti, non a caso, John Elkann, il presidente della Fiat che ha unito i suoi destini alla Chrysler americana.

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