Cresce la pressione sul principe
Andrea, terzogenito di Elisabetta II, sul fronte del suo
coinvolgimento nell'inchiesta in corso negli Usa sul giro di
presunti abusi sessuali contro ragazze giovanissime e anche
minorenni nato secondo l'accusa attorno a Jeffrey Epstein: il
defunto miliardario americano, morto in carcere nei mesi scorsi,
le cui dimore furono frequentate dal duca di York, da Bill
Clinton e da numerosi altri amici ricchi, potenti e famosi. Ad
aggravare potenzialmente la posizione di Andrea, che finora non
risulta indagato, ma a cui le autorità d'oltreoceano e l'Fbi
chiedono da tempo di testimoniare, è stato l'arresto ieri
dell'ereditiera britannica Ghislaine Maxwell, partner e presunta
complice di Epstein, nonché tramite dell'amicizia col
principe.In attesa degli interrogatori di Ghislaine, figlia
dell'ex controverso magnate dei media Robert Maxwell (morto
misteriosamente anni fa, quando ormai era in disgrazia nel
Regno, ma pianto allora come un eroe in Israele), l'attorney
general facente funzioni di New York, Audrey Strauss, è tornata
ieri a sollecitare il figlio della regina a rendere "le sue
dichiarazioni" direttamente di fronte agli inquirenti Usa. Ma
fonti legali britanniche vicine al principe si sono dette oggi
"perplesse" dinanzi a questi toni, affermando di aver già
"comunicato due volte al Dipartimento di Giustizia americano"
negli ultimi mesi la disponibilità di Andrea a deporre, seppure
a distanza. E di non aver "mai ricevuto risposta".
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