(di Rita Cenni)
"Le nostre relazioni non sono
mai state così buone", afferma Vincenzo de Luca, ambasciatore
d'Italia a New Delhi.
"Tra i nostri due Paesi c'è un legame non solo solido, ma di
lunga data. Quando nei giorni scorsi abbiamo festeggiato la
nostra Repubblica, eravamo assieme a tantissimi ospiti indiani,
anche per ricordare che i nostri rapporti diplomatici risalgono
a 75 anni fa, subito dopo la proclamazione dell'Indipendenza
indiana".
Napoletano, 63 anni, de Luca è stato nominato a Delhi nel
dicembre del 2019, pochi mesi prima dell'inizio del Covid. Ma
nemmeno la pandemia, una delle crisi globali più gravi degli
ultimi anni, ne ha intaccato l'entusiasmo contagioso che infonde
in ogni iniziativa. "In un momento complesso come questo -
racconta in un'intervista all'ANSA - siamo riusciti ad
approfondire i legami e incrementare la presenza italiana nel
Paese. Ad esempio, abbiamo appena inaugurato la sede consolare a
Bangalore, capitale della Silicon Valley indiana, nel corso
della visita ufficiale del ministro Luigi Di Maio". L'ufficio è
il terzo presidio italiano nel Paese di un miliardo e 400
milioni di persone, dopo quelli di Mumbai e Kolkata.
Scemata l'emergenza pandemica, sono riprese le visite
reciproche ad alto livello, con i ministri della Sanità a degli
Esteri venuti in India nei mesi scorsi e con risultati economici
appaganti: nel 2021 gli scambi commerciali bilaterali hanno
raggiunto infatti i 10 miliardi, superando il dato del 2019.
Il team di de Luca è al lavoro per riempire l'agenda del piano
di partenariato strategico sottoscritto da Italia e India.
"Energie rinnovabili, infrastrutture, food processing, make in
India e lifestyle sono i cinque settori trainanti, ciascuno dei
quali apre ampie opportunità di collaborazione. Prima tra tutti
la transizione energetica, che chiama in causa investimenti e
tecnologie per le quali siamo i leader europei: grazie alle
grandi aziende italiane già presenti, attive sulle rinnovabili,
sul gas e sull'idrogeno, sulle reti, come sulla chimica verde e
i biocarburanti, il nostro Paese può giocare un ruolo di
primissimo piano".
L'ambasciatore segnala le potenzialità dell'incrocio virtuoso
tra manifattura e digitale: "Siamo il secondo Paese
manifatturiero d'Europa, l'India è la superpotenza asiatica nel
digitale". Nell'elenco delle collaborazioni che si stanno
implementando vanno inoltre ricordati alcuni rilevanti
investimenti nel settore aerospaziale e l'avvio di
collaborazioni scientifiche nell'astrofisica".
India e Italia si riconoscono affascinate l'una dall'altra:
"Gli indiani sempre più frequentemente decidono di studiare
nelle nostre Università: ci sono già quasi 5 mila studenti
indiani in varie sedi italiane. I consumatori sono inoltre
sempre più attratti dal nostro lifestyle, con una crescente
richiesta di made in Italy, ovvero cibo di qualità, moda,
design".
Tra i mille rivoli in cui si declina una collaborazione
bilaterale così sfaccettata, de Luca sottolinea un accordo tra
la Sovrintendenza alle Belle Arti di Venezia e il Gujarat, per
un progetto pilota di tutela del patrimonio culturale dello
Stato. "Sono convinto che tra noi ci sia un comune Dna,
nell'intreccio onnipresente tra tradizione e innovazione",
sottolinea il diplomatico. Che conclude con un appuntamento: il
TechSummit Italia-India su Transizione Energetica e Economia
Circolare che a metà novembre coinvolgerà a Delhi le maggiori
istituzioni indiane e importanti figure del nostro Governo.
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