L'iraniana-tedesca Nahid Taghavi è stata rilasciata dopo 4 anni di carcere in Iran e si trova già in Germania: lo rende noto la famiglia. Taghavi, che ora ha quasi 70 anni, è stata arrestata a Teheran il 16 ottobre 2020, "esclusivamente per aver esercitato pacificamente i suoi diritti umani", secondo la dichiarazione dell'organizzazione per i diritti umani Amnesty International del 2021.
Nell'agosto 2021, scrive Cnn, la giustizia iraniana ha dichiarato Taghavi colpevole dell'accusa di guidare un gruppo illegale, accuse da lei negate, ed è stata condannata a 10 anni e otto mesi di carcere, ha affermato Amnesty. A settembre le era stato concesso di lasciare il carcere di Evin usufruendo della possibilità di arresti domiciliari con il braccialetto elettronico.
Iran, confermata la condanna a morte per Pakhshan Azizi
L'attivista curda Pakhshan Azizi rischia l'esecuzione in Iran dopo che la sua condanna a morte è stata confermata dalla Corte Suprema, hanno riferito giovedì scorso alcuni gruppi per i diritti umani. La donna, 40 anni, è stata condannata a morte a giugno dopo essere stata ritenuta colpevole di "ribellione" dopo l'arresto avvenuto nell'agosto del 2023.
È detenuta nell'ala femminile della prigione Evin di Teheran, la stessa dove è stata rinchiusa Cecilia Sala per tre settimane. Il suo avvocato Amir Raisian aveva presentato ricorso alla Corte Suprema, ma "purtroppo, nonostante i numerosi difetti del caso, il ricorso è stato respinto e la condanna a morte è stata confermata".
Citato mercoledì dal quotidiano di Teheran Shargh, Raisian ha affermato che presenterà una richiesta per un nuovo processo. Azizi è accusata di far parte di gruppi armati curdi fuorilegge che operano nella regione, ma i suoi avvocati hanno negato qualsiasi legame con le organizzazioni.
Amnesty International ha definito il processo ad Azizi "gravemente ingiusto", descrivendola come un'operatrice umanitaria e attivista della società civile che dal 2014 al 2022 ha aiutato donne e bambini nei campi nel nord-est della Siria e nel nord dell'Iraq sfollati dai territori controllati dallo Stato islamico.
Sempre Amnesty ha affermato che la donna è stata sottoposta a "sparizione forzata", nonché a "torture e altri maltrattamenti durante gli interrogatori". L'avvocato Raisian si è lamentato del fatto che i tribunali non hanno prestato alcuna attenzione alle prove secondo cui le sue attività nei campi erano "pacifiche", "non avevano alcuna dimensione politica ed erano incentrate sulla fornitura di aiuti umanitari".
L'ong con sede in Norvegia Iran Human Rights, che questa settimana ha riferito che 31 donne sono state giustiziate in Iran nel 2024, ha affermato che l'azione penale contro Azizi mira a intimidire la società dopo le proteste del 2022-2023 guidate da donne particolarmente intense in Kurdistan. "Questa sentenza illegale, emessa per incutere timore nella società e impedire nuove proteste, deve essere condannata con la massima fermezza dalla comunità internazionale", ha affermato il direttore di Ihr, Mahmood Amiry-Moghaddam.
L'iraniana Narges Mohammadi, vincitrice del premio Nobel per la Pace 2023 - che è stata imprigionata a Evin insieme ad Azizi, ma che attualmente è fuori dal carcere per motivi di salute - ha affermato che "è nostro dovere non restare in silenzio. La conferma della condanna a morte di Pakhshan Azizi da parte della Corte Suprema riflette la determinazione del regime ad aumentare la repressione delle donne e a vendicarsi del magnifico e potente movimento Donna, Vita, Libertà", ha scritto sui social media.
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