"Non indicheremo al presidente Rivlin nè Gantz nè Netanyahu per l'incarico di formare il nuovo governo". Lo ha detto Avigdor Lieberman, leader di Israel Beitenu e kingmaker delle possibili alleanze per il prossimo governo israeliano. "Netanyahu - ha spiegato - ha fatto un accordo con i religiosi, mentre Gantz ha contatti con i partiti ortodossi, che sono nostri rivali, e con la Lista Araba Unita che è nostra nemica e che starebbe meglio a Ramallah. Per questo non sceglieremo nè l'uno nè l'altro". Il partito di Lieberman è l'ultima delegazione che Rivlin incontrerà.
In un incontro con la stampa Lieberman ha esordito con un appello personale al premier uscente Benyamin Netanyahu, che funge anche da ministro della difesa da quando mesi fa lo stesso Lieberman rassegnò le dimissioni. "Netanyahu - ha detto Lieberman - dovrebbe nominare già oggi un ministro della difesa a pieno tempo". Nei giorni scorsi Lieberman aveva avvertito che a suo giudizio Israele si trova in uno stato di emergenza.
"Se Netanyahu avesse avuto una vittoria netta a queste elezioni ci sarebbe stato un aggravamento di tutto ciò che è negativo della sua politica, dell'aspetto nazionalista, razzista, della corruzione di un regime corrotto. Un grave pericolo per la democrazia", ha detto David Grossman, protagonista a Pordenonelegge di un atteso incontro nell'ultimo giorno della festa del Libro con gli autori.
"E' come sei partiti di destra fossero arrivati a tastare il limite fino al quale possono spingersi. Ci hanno provato, hanno provato a legiferare con norme razziste però sono stati bloccati dalla corte suprema perché in Israele il sistema giuridico è assolutamente saldo. Ma se fossero andati avanti per altri quattro anni - ha sottolineato lo scrittore - non ci sarebbero state più paure, non avrebbero più avuto vincoli interni e Israele si sarebbe trovata davanti a una storia tremenda, dura, di corruzione e un futuro che neppure voglio immaginare".
Ora, ha spiegato Grossman, "siamo tutti sconcertati, confusi, perché nessuno sa cosa accadrà. Però lo devo dire con grande cautela, forse c'è una sensazione, un sentimento che possa esserci adesso, finalmente, un grande cambiamento". "Come ha detto un bravo giornalista, è come una persona - ha raccontato - che è stata tenuta in ostaggio per dodici anni e poi viene lasciata andare. E sta lì sulla soglia della prigione, con il sole negli occhi, vede la luce e sbatte gli occhi e ancora non riesce a credere di essere libera. Questa è la situazione in cui si trova la metà degli israeliani, quella metà che non ha votato per Netanyahu, ma stiamo attenti perché Netanyahu è un genio politico, è un uomo estremamente creativo, quindi sarebbe pericoloso fare previsioni azzardate. Ma forse, ripeto forse, adesso abbiamo la chance di percorrere una via nuova" ha detto lo scrittore del quale è atteso a fine ottobre il nuovo romanzo.
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