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Siria: Ong, raid su scuola-rifugio, 15 bambini uccisi

Morte anche tre donne

Almeno 15 minori, tra cui diversi bambini, e tre donne sono stati uccisi stamani in un raid aereo governativo contro una scuola nella Ghuta, a est di Damasco, usata come rifugio dai civili. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui la scuola dove erano ammassate famiglie, composte per lo più da donne e bambini, si trovava ad Arbin, una delle località assediata dalle forze governative. L'Ong precisa che tre missili sparati da un jet militare non identificato hanno colpito l'edificio causando danni materiali e diverse vittime.

 

Con "l'occupazione" turca di Afrin "tutto il nord della Siria è in pericolo". A denunciarlo è un alto dirigente curdo-siriano, Aldar Xelil, all'indomani dell'ingresso nella città principale dell'enclave dei soldati di Ankara e delle milizie locali sue alleate, 2 mesi dopo l'avvio dell'operazione militare 'Ramoscello d'ulivo'. Secondo Xelil, Erdogan punta a ristabilire l'influenza in Siria che fu dell'impero Ottomano. Secondo fonti locali curde e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, Afrin è ormai quasi interamente sotto il controllo turco, anche se permangono alcune sacche di resistenza di combattenti curdi dell'Ypg.

Le bandiere rosse con la mezzaluna sventolano nel centro di Afrin. Le forze armate turche e le milizie siriane loro alleate sono entrate nel centro dell'enclave curda, concludendo di fatto l'operazione avviata due mesi fa per mettere in sicurezza il confine. Il presidente Erdogan ha dato l'annuncio in un bagno di folla, anche se i pochi miliziani curdi rimasti in città hanno giurato che non si arrenderanno. Sull'altro fronte di guerra, la Ghuta orientale, è sempre più forte la stretta di Damasco contro i ribelli, tanto che lo stesso Bashar al Assad ha fatto visita alle sue truppe, che gli stanno riconsegnando il controllo quasi completo del Paese.

Erdogan oggi celebrava il 103esimo anniversario della vittoria nella battaglia di Gallipoli, con la quale l'impero ottomano respinse l'invasione degli Alleati durante la prima guerra mondiale: la migliore occasione per proclamare il trionfo della sua campagna per liberarsi dai "terroristi" curdo-siriani dell'Ypg e scongiurare il pericolo di un loro asse con il Pkk, che da decenni combatte in Turchia per la nascita di uno stato curdo indipendente. "Questa mattina, unità dell'Esercito Libero Siriano hanno preso il controllo del centro di Afrin", ha reso noto il leader turco, riferendosi alle milizie che hanno condotto l'operazione al fianco delle forze armate di Ankara. "La maggior parte dei terroristi sono fuggiti e ad Afrin sventolano i simboli di pace e sicurezza al posto dei loro stracci", ha aggiunto sprezzante.

Le immagini diffuse dai media hanno immortalato i soldati ammainare i vessilli dei curdi ed issare le bandiere turche e siriane in un edificio pubblico dell'enclave curda. E persino un bulldozer che abbatteva una statua di Kawa, figura mitologica per i curdi. Gli attivisti siriani dell'opposizione in esilio, l'Osservatorio per i diritti umani, hanno confermato che le forze turco-siriane controllano oltre la metà di Afrin e che rimangono soltanto poche sacche di resistenza. Mentre sono circa 200mila i civili costretti a fuggire. I curdi hanno di fatto ammesso la sconfitta, affermando che adesso la guerra "contro l'occupazione della Turchia entra in una nuova fase". D'ora in avanti si passerà dallo scontro diretto alla guerriglia, "colpire e scappare", fino alla liberazione, ha assicurato un alto funzionario. E le milizie dell'Ypg "si trasformeranno in un incubo continuo" per i turchi e i loro alleati. L'unica incognita, a questo punto, è rappresentata dal possibile attrito fra turchi e i curdi supportati dagli Usa che combattono l'Isis.

Un loro portavoce ha spiegato che la campagna anti-jihadisti nel nord-est è sospesa per i fatti di Afrin. E alcuni combattenti si sarebbero diretti verso l'enclave appena caduta per dare man forte a coloro che resistono. In ogni caso, non c'è solo Erdogan a godersi la vittoria. Il vero trionfatore di questa interminabile guerra civile, che in sette anni ha devastato la Siria provocando centinaia di migliaia di morti e milioni di sfollati, appare sempre di più Assad, con il sostegno decisivo di Vladimir Putin. Oggi il padre-padrone del Paese ha raggiunto le sue truppe a Ghuta est. La tv lo ha mostrato accanto ad un tank mentre parlava sorridente con i soldati in festa. Ormai l'esercito regolare, grazie all'appoggio dei russi, controlla oltre l'80 percento di quest'area alle porte di Damasco, roccaforte dei ribelli dal 2012. Anche questo capitolo si avvia alla conclusione, attraverso le armi. In spregio agli innumerevoli e infruttuosi negoziati di pace.

 

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