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Iraq: l'Iran apre, 'lotta all'Isis se in cambio progressi sul nucleare'

Il Papa scrive al presidente iracheno: "risolvere la crisi umanitaria"

L'Iran accetterà di "fare qualcosa" nella lotta contro lo Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis) in cambio di progressi nei colloqui sul nucleare con le grandi potenze. Lo ha detto il capo della diplomazia iraniana, Mohammad Javad Zarif, secondo quanto riportato dai media. "Se siamo d'accordo nel fare qualcosa in Iraq, l'altra parte nei negoziati dovrebbe fare qualcosa in cambio", ha dichiarato Zarif alla tv di stato, citato dall'agenzia ufficiale Irna.

"Quello che dobbiamo fare in Iraq non è ancora chiaro, perché quello che devono fare in cambio i 5+1 è la parte difficile", ha aggiunto Mohammad Javad Zarif, citato dall'agenzia di stampa Mehr, chiedendo nuovamente la revoca di "tutte le sanzioni economiche" nei confronti dell'Iran imposte da Nazioni Unite, Stati Uniti e Unione europea per cercare di fermare il programma nucleare di Teheran, sospettato di costruire la bomba atomica. Le grandi potenze e l'Iran dovrebbero riprendere i colloqui a settembre.

L'APPELLO DEL PAPA
"Rinnovo il mio appello a tutti gli uomini e le donne che hanno responsabilità politiche perché usino tutti i mezzi per risolvere la crisi umanitaria". Lo afferma Papa Francesco in una lettera al presidente iracheno Fuad Masum. Il messaggio, consegnato dal cardinale Fernando Filoni, è stato reso noto dall'ufficio di presidenza a Baghdad. "Mi rivolgo a lei - prosegue il Pontefice - con il cuore pieno di dolore mentre seguo la brutale sofferenza dei cristiani e di altre minoranze religiose costretti a lasciare le loro case, mentre i loro luoghi di culto sono distrutti". 

Ho chiesto al cardinale Filoni di venire in Iraq - si legge nel testo - per esprimere la mia preoccupazione, e quella dell'intera Chiesa cattolica, per la sofferenza di coloro il cui unico desiderio è di vivere in pace, in armonia e in libertà nella terra dei loro progenitori". "In questi tragici momenti - aggiunge il Papa - chiedo a Sua Eccellenza di ricevere il cardinale Filoni come mio personale inviato, esprimendo la mia gratitudine per tutto quello che il popolo iracheno può fare per alleviare le sofferenze dei suoi fratelli e sorelle".

Stampa, tribù sunnite liberano villaggi cristiani Ninive - I "villaggi cristiani" della piana di Ninive, in Iraq, sono stati "liberati" dalla presenza dei jihadisti dello Stato islamico (Isis): lo riferiscono leader tribali sunniti della regione di Mosul a seguito di scontri armati contro miliziani dell'Isis. Citato oggi dal quotidiano panarabo al Hayat, Muhammad Albuaj ha affermato che "gli ultimi raid aerei dell'aviazione irachena, la liberazione della diga di Mosul e il coordinamento con le forze curde Peshmerga ha spinto leader dell'Isis a fuggire verso il confine siriano".

Dal canto suo, Ammar Abdallah Tayy, membro del consiglio delle tribù di Ninive, ha affermato che "membri della confederazione tribale dei Jabbur con il sostegno dei Peshmerga e dell'aviazione irachena sono riusciti a liberare gran parte della piana di Ninive dove si trovano numerosi villaggi cristiani".

Stampa, centinaia curdi arruolati nelle file Isis - Centinaia di giovani combattenti curdi iracheni si sono uniti ai jihadisti dello Stato islamico: lo afferma oggi il quotidiano panarabo al Hayat che cita fonti ufficiali e giornalistiche della regione autonoma del Kurdistan iracheno. Una delle fonti è Lahor Shaykh Jenki, direttore delle operazioni anti-terrorismo di Sulaymaniya, nel Kurdistan iracheno, secondo cui sono più di 400 i giovani curdi arruolatisi nello Stato islamico.

Non ci sono cifre precise ma il ministero degli affari religiosi del Kurdistan iracheno riferisce di decine di giovani curdi arrestati, feriti o uccisi mentre combattevano nelle file dello Stato islamico. Questo è confermato da esponenti del parlamento della regione autonoma curdo-irachena. Fonti di stampa curde del nord-Iraq affermano che uno dei cinque leader dell'Isis a Mosul è curdo. E recentemente lo Stato islamico ha pubblicato un video in cui un capo locale jihadista col volto coperto si rivolge in curdo per fare proseliti.

 

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