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Strage a Sajaya, bagno di sangue a Gaza

Strage a Sajaya, bagno di sangue a Gaza

Oltre 100 morti, 17 bambini. Obama, "cessate il fuoco immediato"

TEL AVIV, 21 luglio 2014, 08:33

Massimo Lomonaco

ANSACheck

Bagno di sangue a Gaza © ANSA/EPA

Bagno di sangue a Gaza © ANSA/EPA
Bagno di sangue a Gaza © ANSA/EPA

Una domenica di sangue segna il terzo giorno dell'offensiva israeliana nella Striscia: oltre 100 palestinesi sono morti oggi, per un totale complessivo di circa 436 vittime e più di 3000 feriti dall'inizio del conflitto. L'evento più tragico a Sajaya, popoloso rione a ridosso di Gaza City, dove sotto i bombardamenti israeliani sono morti, secondo fonti locali, oltre 60 persone, di cui 17 bambini e 14 donne.

Il mondo arabo all'unisono è insorto definendolo "un massacro", "un crimine di guerra", e chiedendo alla comunità internazionale di intervenire subito. Mentre Israele – che ha riconosciuto la perdita di 13 soldati nelle operazioni, per un totale di 18 morti dall'inizio dell'invasione – ha respinto le accuse sostenendo che da quella zona della Striscia sono partiti 140 razzi verso lo Stato ebraico. E ha ricordato di aver più volte avvisato la popolazione civile di allontanarsi dall'area.

Gli Usa mostrano ancora una volta comprensione per l'alleato israeliano, ma comunque il presidente Barack Obama ha invocato, in una nuova telefonata con Benyamin Netanyahu, un "cessate il fuoco immediato" sulle basi dell'accordo di tregua mediato dall'Egitto nel 2012.  Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, giunto in Qatar, nuovo crocevia diplomatico in queste ore, ha parlato dal canto suo di "atrocità" a Gaza, chiedendo a Israele di "fare di più" per salvaguardare la vita dei civili.

E sempre da Doha, il presidente palestinese Abu Mazen ha sollecitato una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dopo i fatti di oggi, definendo la situazione nella Striscia ormai "insopportabile". Per il segretario generale della Lega Araba, Nabil el-Araby, i bombardamenti sono stati "barbari" e l'attacco contro Sajaya a Gaza è un "crimine di guerra" contro i civili.

"Un'escalation pericolosa" della situazione, ha aggiunto, che lascia presagire "conseguenze nefaste". Stessa condanna da parte di Abu Mazen, che a Doha ha incontrato il capo in esilio di Hamas Khaled Meshaal ai fini di una possibile tregua e vedrà poi Ban. Di fronte ai fatti di Sajaya le parti hanno aderito ad una richiesta di tregua umanitaria, prima interrotta perché Hamas – secondo Israele – ha continuato a tirare razzi sullo Stato ebraico e infine accettata fino alle 16.30 locali. In quel lasso di tempo si sono aiutati i feriti e recuperati i cadaveri. Il premier Netanyahu – che stasera ha convocato il Gabinetto di sicurezza per decidere un'eventuale espansione dell'intervento nella Striscia – si è scagliato contro Hamas che ha accusato di usare "i suoi civili per proteggere i suoi missili, come scudi umani", mentre "Israele usa i missili per proteggere i civili". Poi Netanyahu ha ribadito che Israele "completerà la missione" fino a che la quiete non sarà ripristinata nel sud e nel centro del Paese.

A fianco di Israele restano gli Usa: il segretario di Stato John Kerry – che dovrebbe arrivare lunedì al Cairo per favorire il cessate il fuoco sollecitato da Obama - ha detto che Israele "è sotto assedio di un'organizzazione terroristica" e che ha "ha tutti i diritti del mondo di difendersi".

Ma, senza accorgersi del microfono aperto durante il colloquio, si e' poi lasciato sfuggire: "Altro che operazione di precisione. L'escalation è significativa. Dobbiamo andare. Dobbiamo andare stasera". La diplomazia internazionale tuttavia non è ancora riuscita ad imboccare il verso giusto per giungere alla tregua invocata anche da papa Francesco. E il ministro italiano Federica Mogherini ha di nuovo chiesto che "le armi tacciano".

Nella strategia di neutralizzare i tunnel (ne ha scoperto altri 6 oggi, secondo il portavoce militare), Israele – su cui continuano a piovere i razzi da Gaza - è entrato sempre più in contatto con Hamas e le altre fazioni nella Striscia: almeno così sembra indicare la morte dei tredici soldati uccisi.

La situazione umanitaria nella Striscia è al collasso: l'organizzazione dei rifugiati dell'Onu Unrwa ha riferito di 62mila sfollati a Gaza (ma fonti locali parlano di 80mila) che hanno trovato posto in 49 scuole dell'agenzia. Un asilo della cooperazione italiana - denuncia la ong 'Vento di terra' - è stato "raso al suolo" dall'esercito israeliano. Mentre un fiume di cadaveri è giunto all'ospedale Shifa di Gaza dopo il bombardamento di Sajaya e in città si susseguono i cortei funebri, nonostante gli attacchi israeliani. Verso le 14 un convoglio di giornalisti è riuscito ad uscire dalla Striscia.

Infine l'Egitto – uno dei protagonisti della possibile mediazione per la tregua - ha annunciato di aver riaperto il valico di Rafah con la Striscia per gli aiuti ai feriti. Una scelta che si muove in direzione di una delle richieste più pressanti di Hamas.

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