(di Giuseppe Maria Laudani)
Lavoro forzato, sfruttamento sessuale
e minorile, matrimoni forzati. Sono i variegati aspetti della
tratta degli esseri umani, un reato a cui l'Unione europea
intende mettere la parola fine, coinvolgendo tutti e 27 i Paesi,
con un approccio multidimensionale.
"Nella mia missione a Roma ho avuto modo di incontrare i
rappresentanti delle organizzazioni della società civile, di
alcuni ministeri, Pari Opportunità, Interni, Estero, Giustizia e
Lavoro, i vari dipartimenti che si occupano di asilo e
migrazione e le forze di sicurezza. In questa maratona di
incontri ho avuto modo di constatare una certa sensibilità ed un
forte impegno dell'Italia a combattere questo crimine". Lo
afferma all'ANSA al termine della sua missione a Roma la
coordinatrice Ue anti tratta di esseri umani, Diane Schmitt,
precisando che "in Italia il 98% delle vittime proviene da Paesi
non Ue".
Il fenomeno è in crescita. Secondo i dati Eurostat nel 2022
nell'Ue sono state registrate 10.093 vittime, con un aumento del
41% rispetto al 2021. "La forma principale di sfruttamento è
quella sessuale che coinvolge in maggioranza le donne e le
ragazze - aggiunge Schmitt -, ma i numeri sugli uomini sono in
aumento specialmente nel mondo del lavoro. Inoltre abbiamo
constatato casi di persone Lgbtq+ provenienti dal Sud America,
ad esempio dal Brasile e dalla Colombia".
Secondo Eurostat, più della metà di tutte le vittime in Ue
sono donne e ragazze (63%). Nei casi in cui è nota l'età della
vittima, i bambini rappresentano il 15% con un calo rispetto al
2021. La maggior parte delle vittime minorenni sono donne (75%).
Tra le principali "difficoltà c'è l'identificazione delle
vittime - assicura la coordinatrice lussemburghese -. Molte
arrivano nell'ambito dei flussi migratori, attraverso le
traversate, altre attraverso delle vie più o meno legali con dei
visti di lavoro in mano e poi si ritrovano in situazione di
sfruttamento, come ad esempio i cinesi". I dati dell'istituto
statistico europeo mostrano inoltre che per la prima volta il
numero delle vittime registrate per sfruttamento lavorativo
(3.990) si è avvicinato a quello delle vittime di sfruttamento
sessuale (4.014), ciascuna "pari a circa il 41%", precisa
Schmitt, mentre la tratta per altri scopi - attività criminali,
accattonaggio forzato, prelievo di organi e altro - ha raggiunto
un totale di 1.699 vittime (il 18% di tutte le vittime della
tratta).
A "complicare la situazione c'è stato il Covid che ha
portato ad un aumento relativo all'espansione del fenomeno
online e in ambienti privati", afferma la coordinatrice Ue,
auspicando in questo contesto una maggiore collaborazione tra le
forze dell'ordine dei 27 Paesi. "L'Italia, come ogni Paese Ue,
ha una sua specificità. Come in Grecia e in Spagna la
maggioranza delle vittime che si registrano nel vostro Paese
proviene da fuori dalla Ue - conclude Schmitt -. mentre ad
esempio in Romania ci sono molte più vittime originarie di quel
Paese. Ma l'obiettivo rimane lo stesso da nazione a nazionale:
prevenire questo crimine, svelare gli aspetti sommersi di questo
fenomeno, perseguire i criminali a livello penale ed infine
implementare la strategia Ue nei diversi settori, lavorando
tutti insieme con un approccio omnicomprensivo".
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