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Putin: 'Fallite le politiche Usa in Medio Oriente' 

Putin: 'Fallite le politiche Usa in Medio Oriente' 

Mosca cerca di proporsi come mediatore. Colloquio con Erdogan 

MOSCA, 10 ottobre 2023, 21:34

di Alberto Zanconato

ANSACheck

© ANSA/EPA

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La drammatica recrudescenza del conflitto israelo-palestinese è conseguenza del "fallimento della politica degli Usa in Medio Oriente". Lo afferma Vladimir Putin, mentre la Russia cerca di proporsi come protagonista di una mediazione che porti al cessate il fuoco e a una ripresa dei negoziati per creare uno Stato palestinese, unica strada secondo Mosca per arrivare alla pace. La Russia respinge le accuse del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, secondo il quale "dietro Hamas" c'è proprio la Russia, che sostiene i miliziani palestinesi "pubblicamente" e "con le armi", e prosegue le consultazioni con esponenti arabi, cominciate ieri con la visita a Mosca del segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit. Oggi il presidente Putin ha ricevuto al Cremlino il primo ministro iracheno, Mohammed al-Sudani. Mentre l'ambasciatore dell'Autorità palestinese in Russia ha detto che è in preparazione una visita del presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) a Mosca. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov ha confermato, ma ha sottolineato che si tratta di un viaggio programmato già prima dello scoppio della crisi per il quale non è ancora stata stabilita una data. La Russia, ha tenuto a chiarire il portavoce, intende mantenere i suoi "legami storici" con i palestinesi ma anche le sue buone relazioni con Israele, visto anche che molti suoi cittadini vivono nello Stato ebraico

. Oggi tra l'altro l'ambasciata di Mosca in Israele ha fatto sapere che quattro russi - anche con cittadinanza israeliana - risultano tra gli uccisi negli attacchi di Hamas di sabato e altri sei sono dispersi. In serata il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato sue conversazioni telefoniche per cercare di favorire un cessate il fuoco con Putin e con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, oltre che con i leader di Palestina, Israele, Egitto, Libano, Qatar e Malaysia. Il primo passo è che "le parti in conflitto", e quindi anche Israele, "minimizzino e riducano a zero i danni alle popolazioni civili", ha avvertito Putin nel suo incontro con al-Sudani. Da parte sua il premier iracheno ha avuto parole dure per lo Stato ebraico, dicendo che gli attacchi senza precedenti di Hamas sono stati "una naturale conseguenza delle azioni di Israele, che ha continuato a violare i diritti dei palestinesi" mentre "la comunità internazionale rimaneva in silenzio". Le bordate più pesanti arrivano tuttavia - e non c'è da stupirsene - da Teheran. La Guida suprema, Ali Khamenei, ha parlato di una "sconfitta irreversibile del regime sionista sia in termini militari che a livello di intelligence", paragonando l'attacco di Hamas a un "devastante terremoto". Respingendo le accuse alla Repubblica islamica di avere sostenuto direttamente i miliziani palestinesi nell'aggressione ad Israele - un coinvolgimento di cui anche secondo gli Usa non esistono prove -, Khamenei ha tuttavia avvertito che lo Stato ebraico "riceverà uno schiaffo ancora più forte in faccia se si metterà a massacrare il popolo di Gaza". Sull'altra sponda del Golfo Persico, in Arabia Saudita, il principe ereditario e leader de facto del Paese, Mohammad bin Salman, ha assicurato in una telefonata con Abu Mazen che Riad continua a "stare al fianco del popolo palestinese per ottenere i suoi legittimi diritti a una vita dignitosa, realizzare le sue speranze e aspirazioni e raggiungere una pace giusta e duratura".

   

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