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Francia: raffinerie ferme e 200 cortei contro il piano pensioni

Seconda giornata di mobilitazioni, la riforma approda in aula

I francesi sono tornati in piazza a 12 giorni dalla prima giornata di protesta contro la riforma delle pensioni: meno lavoratori in sciopero nei servizi pubblici, più manifestanti nelle strade. In un clima esacerbato e senza più dialogo fra sindacati e governo, con il progetto di riforma da ieri in Parlamento, i cortei si sono svolti quasi ovunque in un clima di rabbia sociale ma senza incidenti di rilievo. A Parigi qualche tafferuglio a fine manifestazione, ma senza nessun ferito e con un numero minimo di fermi, appena una trentina.

Alla fine della giornata è esplosa una vera e propria guerra di cifre, con differenze ancora più clamorose del solito: 500.000 partecipanti al corteo di Parigi - secondo la cifra del sindacato più radicale, la Cgt - e addirittura 2,8 milioni in tutta la Francia. In netto aumento rispetto agli oltre 2 milioni del 19 gennaio (400.000 a Parigi). Ma la Prefettura ha portato in basso la stima, liquidando il corteo parigino con la cifra di 87.000 partecipanti. Ancora più bassa la cifra di Occurrence, osservatorio indipendente finanziato dai principali media e specializzato nel conteggio dei partecipanti: appena 55.000. In netto ribasso i lavoratori in sciopero, 1 su 5 nella funzione pubblica contro il 28% del 19 gennaio.

Pochi i voli annullati, scesa dal 46,5% al 36,5% la percentuale dei ferrovieri assenti. Al di là dei numeri, è il clima che si sta inasprendo nel paese a preoccupare gli osservatori, soprattutto dopo che la premier Elisabeth Borne ha liquidato qualsiasi negoziato con le parole: "Sui 64 anni non c'è più spazio di trattativa". Jean-Luc Mélenchon, personaggio-guida della Nupes, l'alleanza della sinistra, ha sostenuto oggi che "Macron ha la certezza di perdere questa battaglia": "E' una situazione eccezionale - ha detto - ci sarà un prima e un dopo, questa è un'insurrezione cittadina". La soluzione, secondo lui, è nel mettere ai voti la riforma in un referendum popolare. Di tutt'altro avviso Marine Le Pen, ostile alla riforma ma anche alla strategia della sinistra per contrastarla: "la Nupes compromette le possibilità di respingere questo testo - ha detto - più la sinistra presenta migliaia di emendamenti puerili, di puro e semplice ostruzionismo, e meno avremo possibilità di farcela".

I sindacati sono stati fino ad oggi uniti e in Francia si tratta di una novità negli ultimi anni. Ora, con il progetto di legge che procede nel suo iter parlamentare, dovranno mantenere alta la presenza nelle piazze e non sembra una sfida facile. In serata, nelle sedi del sindacato si è trovato un compromesso sull'esigenza dei riformisti di manifestare nel week-end per aggirare il problema dei pochi lavoratori in sciopero registrati oggi e per aumentare le presenze in piazza. Gli oltranzisti premevano per 2 giornate consecutive di mobilitazione in settimana. Il compromesso è stato trovato su due giorni di sciopero e protesta già proclamati stasera se il governo non ritirerà la riforma: martedì 7 febbraio e sabato 11.

 

Cortei in Francia contro il piano pensioni

 

La nuova mobilitazione rappresenta la lotta del "popolo" francese "dinanzi alla casta e al suo governo". Il leader della France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, lo sostiene in un messaggio pubblicato su Twitter. "Oggi non è un giorno ordinario - scrive Mélenchon - è il giorno del grande sole del popolo. Difende il suo diritto ad una esistenza umana dinanzi alla casta e al suo governo". Mélenchon è atteso oggi alla manifestazione di Marsiglia.

 

 

Cortei in Francia contro il piano pensioni
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